domenica 27 febbraio 2011

Abnorme incostituzionalità dei giudici tributari

Abnorme incostituzionalità di giudici tributari stipendiati dal ministero, parte in causa del processo !

INAUGURAZIONE DELL'ANNO GIUDIZIARIO TRIBUTARIO 2011

Dalla Relazione del Presidente della CTR della Lombardia, Dr. Antonio
SIMONE, 25 febbraio 2011

Per un giudice tributario professionale e a tempo pieno...
Il compito del giudice tributario è divenuto, quindi, sempre più difficile ed impegna­tivo. Le conoscenze necessarie per dirimere questioni complesse, quasi sempre molto rilevanti sotto il profilo economico, si estendono a settori assai ampi, che spaziano dal diritto civile, al tributario, al commerciale, al processuale, all'economia aziendale, al­l'analisi dei bilanci, ecc... Le controversie relative ai tributi c.d. armonizzati, quali l'Iva, le imposte doganali, le accise, richiedono la conoscenza dei principi fondamentali del­l'ordinamento comunitario, cui il giudice deve adeguarsi, provvedendo, se necessario, a disapplicare la norma nazionale che ad essi sia incompatibile. Il Presidente della Re­pubblica Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato in occasione della Giornata cele­brativa della Giustizia Tributaria il 25 marzo 2010 in Roma, ha ricordato che "i processi di crescita dell'economia in Italia, come altrove, rendono particolarmente complesso il rapporto tra fisco, cittadini e soggetti economici, richiedendo al giudice tributario competenze e sensibilità sempre più affinate". Il compito del giudice tributario, insomma, è tra i più complessi tra quelli assegnati alle varie giurisdizioni.
L'attuale situazione non è, però, tale da soddisfare le istanze di giustizia dei cittadini contribuenti. Come è stato efficacemente osservato (F. Tesauro), una giurisdizione può essere anche supportata o sostenuta da magistrati onorari, ma non può essere eser­citata solo da questi. Occorre passare al giudice professionale, che non soltanto assicuri preparazione, capacità e competenza, ma, soprattutto, dedichi tutto il suo tempo al­l'esercizio della giurisdizione tributaria.
Attualmente, vi sono delle figure anche di assoluta eccellenza nei ranghi della magi­stratura tributaria, ma, avendo contemporaneamente altri impegni di lavoro o profes­sionali, possono dedicare all'attività di giudice tributario, peraltro mal retribuita e quindi non incentivante, solo i ritagli di tempo che consente la loro normale occupa­zione. Un giudice tributario professionale ed a tempo pieno assicurerebbe alla giurisdizione tributaria uno standard di dedizione e preparazione pari a quello delle altre magistrature. Si può ipotizzare un reclutamento attraverso un concorso di secondo li­vello, come per altre magistrature, ed anche che una quota degli attuali giudici tribu­tari, previa selezione in base ai titoli e ad una accurata valutazione delle capacità e competenze, venga stabilizzata ed immessa, a domanda, nei ruoli organici della magi­stratura tributaria professionale. L'importante è fare qualcosa, perché l'attuale com­posizione della magistratura tributaria non è più in grado di fronteggiare i compiti complessi e delicati che progressivamente le sono stati affidati.
La magistratura tributaria da anni non si è più rinnovata ed alimentata con forze gio­vani: l'età media dei giudici tributari si avvicina ormai ai 66 anni. Fra qualche anno. tutti gli attuali giudici saranno collocati a riposo ed il sistema imploderà, lasciando cittadini sguarniti della tutela giurisdizionale in questo settore. Occorre, quantomeno. in difetto di un'auspicabile riforma organica, provvedere al più presto a bandire con­corsi per il reclutamento di nuovi giudici, privilegiando elementi giovani, motivati e preparati.
All'obiezione che il reclutamento di una magistratura professionale comporterebbe costi elevati, non sopportabili dalle attuali condizioni economiche del Paese, si può ri­spondere che sarebbero sufficienti 500-600 giudici a tempo pieno per fronteggiare il carico di lavoro dell'attuale previsione organica di 4.468 giudici tributari, con sostan­ziale parità di spese per le retribuzioni. Si potrebbe, inoltre, istituire il giudice tributa­rio monocratico, almeno per il primo grado e per le controversie di valore economico inferiore ad una certa soglia, e rendere più razionale la distribuzione delle sedi giudi­ziarie nell'intero territorio nazionale, con soppressione, se non di tutte, almeno di gran parte delle sedi distaccate delle Commissioni Regionali e di quelle sedi con un carico di lavoro inadeguato, da accorpare agli uffici più vicini'. L'istituzione del pro­cesso telematico, che inspiegabilmente tarda ad essere introdotto proprio in quel tipo di processo scritto, qual è quello tributario, che meglio di ogni altro si presta allo scopo. potrebbe comportare ulteriori risparmi di spese, quanto meno in ordine alle notifiche e al coinvolgimento del personale di segreteria. Insomma, con poche e semplici innovazioni, si realizzerebbero consistenti risparmi e si attuerebbe una riforma istitu­zionale a costo zero.
Ovviamente, come già accennavo nella relazione dello scorso anno, alla professiona­lità del giudice tributario, deve far riscontro un'adeguata competenza tecnica dei di­fensori delle parti in giudizio, che, fissando con le loro domande i limiti della controversia in un processo dominato dal principio dispositivo, devono poi essere in grado di sviluppare in maniera logica e coerente le argomentazioni, sia di carattere processuale che sostanziale, da sottoporre alla valutazione del giudice.
Anche sotto questo profilo, la situazione attuale è largamente insoddisfacente, essendo troppo ampia la platea dei soggetti abilitati al patrocinio dinanzi le Commissioni: occorrerà, quindi, nell'auspicabile riforma del processo tributario, prevedere che le parti private siano rappresentate in giudizio da professionisti dotati di specifiche competenze, estratti esclusivamente dagli albi degli avvocati e dottori commercialisti, e che le Agen­zie fiscali siano assistite, anche nei gradi di merito, da Avvocati del Fisco (gli advocati fisci dell'età imperiale romana), sul modello di quanto avviene per l'Avvocatura dello Stato e per quella dei maggiori Enti locali.

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