giovedì 18 novembre 2010

La carenza di circolazione monetaria

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Ap – La banca del tempo


La carenza di circolazione monetaria

da troppo tempo affligge tutto il mercato italiano


di Savino Frigiola

Stante il divieto imposto dal trattato di Maastricht di utilizzare altro strumento econometrico all'infuori dell'Euro, tra i vari tentativi messi in campo per supplire a questa grave deficienza strutturale del nostro sistema economico e produttivo, nell'ambito del volontariato oltre dieci anni fa si è pensato di ricorrere al baratto delle rispettive e reciproche prestazioni personali. Le diverse organizzazioni operando in tal senso hanno dato vita alle così dette "banche del tempo". Attualmente la più movimentata circolazione econometrica esistente sul territorio nazionale, parallela a quella dell'Euro è proprio quella che non utilizza alcun strumento monetario, ma semplici annotazioni di dare ed avere delle ore di lavoro reciprocamente scambiate tra i vari soggetti aderenti al circuito, per le varie e diverse prestazioni corrisposte o ricevute.

Come riporta "La Stampa del 25 ottobre" ben 450 banche del tempo sono attualmente operative sul territorio nazionale, create per la necessità obbiettiva di potersi scambiare le più elementari prestazioni senza ricorrere al corrispettivo in denaro per carenza del medesimo. Ciò evidenzia ancor più e dimostra inequivocabilmente i disagi ed i disastri che determina sempre l'asfittica circolazione monetaria sul territorio. Non sono mancati incoraggiamenti da parte del mercato nella vana e velleitaria speranza di realizzare un'impossibile surrogato alla carenza di circolazione monetaria imposta dal sistema bancario- monetario, nella più assoluta indifferenza di quasi tutto l'apparato politico, in gran parte ignorante in materia, abilmente plagiato dagli abilissimi agenti del sistema monetario sparsi su tutto il Paese. Occorre anche aggiungere che all'insaputa dei generosi e volenterosi promotori delle "banche del tempo", i medesimi agenti, con azioni subliminali e con molta abilità, hanno favorito ed assecondato questa forma particolare di volontariato essenzialmente per due motivi:

A ) rafforzare l'errato convincimento che l'iniziativa, una volta innescata sarebbe stata in grado di sopperire alla carenza di circolazione monetaria e potersi così affrancare dal pizzo imposto dal sistema bancario-monetario;

B ) per distrarre e fuorviare l'attenzione delle persone dall'unica soluzione efficace e corretta per ovviare ai guai che si verificano sempre quando la quantità di moneta messa a disposizione del mercato è inferiore alle sue necessità e quando viene gravata di costi d'interessi che travalicano di gran lunga quelli di gestione.

La soluzione alla quale ci si riferisce è semplice, pochissimo costosa, collaudata con favore per cento anni duranti i quali lo Stato italiano ha battuto moneta in proprio emettendo direttamente certificati monetari invece di quelli di debito che bisogna scontarli presso i banchieri privati, come oggi avviene con i: BOT, CCT, BTP ecc. ecc. per avere denaro, gravato subito di interessi passivi.

La deflazione monetaria all'interno dei gangli vitali del Paese è talmente soffocante e di tale dimensione, all'interno di tutte le attività nazionali, da rendere assolutamente ininfluente ai fini dell'economia nazionale la pur vasta azione di ben 450 "banche del tempo", come si è dovuto constatare in questi lunghi anni di attività nei quali si sono scambiati servizi senza utilizzare alcun strumento econometrico, ma semplicemente mediante il semplice ma vischioso baratto.


L'esigenza della disponibilità di adeguati strumenti econometrici da potersi utilizzare da tutti in campo nazionale per le più disparate necessità è così fortemente indispensabile all'attività ed allo sviluppo economico del Paese che pensare di surrogare tale deficienza computerizzando le operazioni di dare ed avere, invece di utilizzare il mastrino e la scheda personale di ognuno sulla quale accreditare od addebitare le prestazioni corrisposte o ricevute, risulta totalmente velleitaria, capace solo di fuorviare e ritardare la ricerca nell'unica direzione possibile. Senza voler disconoscere il merito di queste iniziative di volontariato, se non altro per le positive ricadute nei rapporti sociali tra i singoli soggetti, dobbiamo riconoscere che se si fosse dedicato anche solo il 10% del tempo e delle energie a spiegare ed acculturare in questo senso le persone oggi ci troveremmo più vicini alla soluzione reale e molto più preparati a gestire e superare questa crisi economica che da oltre due anni attanaglia tutti. Analogo atteggiamento ma molto più severo deve essere riservato a coloro che pur conoscendo benissimo tutte le problematiche monetarie, hanno generato confusione finendo per travisare l'opinione delle persone, come se fosse stato il compito loro assegnato, sostenendo che la soluzione al grave malessere causato dalla distorta funzione bancaria-monetaria si sarebbe raggiunta mediante la realizzazione delle così dette "monete locali".

Che Marco Della Luna e Nino Galloni & C. da sempre su queste posizioni, strumentalmente alfieri della moneta locale contro quella di Stato, abbiano recentemente e con decisione imboccato la strada che debba essere lo Stato a provvedere alla monetizzazione dell'asfittico mercato nazionale, giunto ormai in situazione pre agonica, non può non rallegrarci. Con questa improvvisa folgorazione sulla strada di Damasco, "meglio tardi che mai", rimane comunque il disappunto di aver per tanto tempo procrastinato la realizzazione di un fronte comune per mettere in evidenza i guasti causati dalla gestione privata del più alto strumento di pubblica utilità e per conseguenza l'inadeguatezza degli attuali schieramenti politici.

Molti anni fa si scriveva, ed ora ne siamo ancora più convinti, che la più utile attività nell'ambito del volontariato è proprio quella che si prefigge di realizzare le condizioni economiche tali da non rendere più necessaria l'attività dei volontariati stessi. Per poter camminare in questa direzione, ma soprattutto per uscire da questa crisi economica occorre che l'emissione monetaria e la relativa gestione ritornino in mano dello Stato affinché la ricchezza prodotta sull'intero territorio nazionale venga equamente ridistribuita tra tutte le componenti sociali che l'anno determinata, evitando inutili speculazioni con l'esclusione tassativa dei salassi ora praticati dalle consorterie monetari e finanziare.

S.F.


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