martedì 3 agosto 2010

Riso amaro

Riso amaro

di Massimo Formica

laquintastagione, agosto 3, 2010

Ieri le borse hanno vissuto una giornata splendida, che nemmeno a Cape d’Antibes. Milano ha guadagnato il 2,5%, Parigi il 2,99, Londra il 2,65 e Francoforte il 2,34. Come mai tanta grazia? La florida situazione dei due colossi bancari europei, Hsbc (Il suo nome proviene dal membro fondatore, la Hongkong & Shanghai Banking Corporation, avviata a Hong Kong, nel 1865, da Thomas Sutherland, finanziere scozzese che commerciava in estremo oriente) e Bnp Paribas, ha fatto impennare i listini. Una meraviglia, no? Assolutamente. Però ci sono dei dati, che cozzano, irrispettosi, con i tanti sorrisi dei commentatori. In Italia, per dirne una, la Banca d’ Italia ci fa sapere che, nel 2009, il fatturato è crollato a -8%, l’ occupazione si è persa per strada un altro 2%, gli investimenti fissi (cioè i capitali che avranno il corrispettivo ricavo oltre l’anno) sono andati giù a -14,5% e, udite udite, le ore di cassintegrazione (ormai il 10% di quelle lavorate) hanno superato il picco del 1993. “E vabbè,” - direte voi - ” questo era ieri. Oggi stiamo da Dio..”. Non proprio. Mario Draghi ha delle previsioni che, per il 2010, indicano l’ occupazione al sottoscala (con un ulteriore calo dell’ -1,5%), particolarmente nell’ industria (-2,7%). Attenzione però (rullo di tamburi): riprendono le vendite (+1,9%) e gli investimenti (+3,8%). “Lo vedi allora, sapientone, che va da Dio!..”. Mi dispiace deludervi: manco per sogno. Le vendite riprendono, perché le industrie abbassano i prezzi. Cercano di resistere, vendendo di più a meno. Ma è una politica di galleggiamento, che non potrà essere tenuta a lungo. Il calo dell’ occupazione è lì ad attestare che le aziende non si espandono, ma magari, al contrario, chiudono. Quanto all’ incremento degli investimenti, sono capitali che non transitano nell’ economia reale. A dispetto della crisi provocata, la finanziarizzazione delle imprese procede spedita. Perché le banche ingrassano? Perché le operazioni finanziare che gestiscono (offerte pubbliche d’acquisto, fusioni e acquisizioni, emissioni di titoli, transazioni secondarie, nuovi prodotti derivati che non passano per il mercato borsistico, ecc.) hanno vistose ricadute sul loro fatturato e sui bonus individuali. E’ un fatto ineluttabile: Quando la borsa ride, il lavoratore piange.

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