venerdì 23 luglio 2010

ILLEGITTIMITÀ DELLA TASSAZIONE

Da: Orazio FERGNANI

A seguito della denuncia - querela presentata contro B.C.E., Bankitalia, Equitalia, tutte le banche commerciali operanti, tutti i Ministeri economici, e quant'altri ..... una quindicina di giorni or sono ho presentato un'integrazione in cui invito tutti a non pagare le tasse in quanto ho dimostrato la ..........................

ILLEGITTIMITÀ DELLA TASSAZIONE

nel regime monetario attuale

Integrazione alla denuncia contro B.C.E, Bankitalia ed altri del 21 giugno 2010

Premesso che si insegna nelle scuole e nelle università che le tasse sono dovute affinché lo Stato abbia le risorse per assicurare il benessere della collettività e che quindi necessita della moneta anche per questo scopo.

Oramai diamo per assodato che dobbiamo pagare imposte e tasse, tanto che non ci poniamo più la domanda sul perché esistano e né se perdurino i motivi che le hanno istituite. E’ l’effetto della perdita della capacità di analisi e di critica delle idee, dei concetti, e del porre di conseguenza

nell’inconscio collettivo ciò che è cosi evidente da divenire automatico e ovvio.

Eppure se solo riflettiamo un attimo e non diamo per scontato ciò che da molto tempo esiste, possiamo prendere coscienza di realtà a noi sconosciute.

E questo è il problema : nati in un dato sistema, spesso lo diamo per inconfutabile ed incontrovertibile, e apparentemente coerente, verosimilmente ottimale, poiché da sempre abbiamo conosciuto solo quello.

Ed esso diventa ovvio, naturale, consolidato dalla prassi, fondato : in altre parole, verità.

Le imposte e le tasse sono denaro, ricchezza, denaro sudato e generato dai cittadini attraverso il lavoro.

E’ denaro ciò che si dà alla persona giuridica “Stato” al fine di sostenere le spese pubbliche.

Tale concetto non è negativo ma apprezzabile segno di solidarietà, di comunità, di unità. Ognuno supporta, o così dovrebbe, la comunità nell’affrontare le spese che a tutti giovano, in quanto unità collettiva e solidale.

Il problema non è l’imposizione di tassa in sè ma se ne sussista o persista la sua necessità.

In altre parole: è sempre necessario privarci di denaro personale per darlo alla “comunità”?

Ciò possiamo capirlo solo se sappiamo e capiamo che la Moneta è una istituzione pubblica, cioè di proprietà della comunità in quanto ne crea e ne accetta il valore per convenzione, allora e solo allora potremo capire come le imposte e le tasse non hanno senso e ragione di esistere nella situazione monetaria contingente (dal 1992).

Anche perché la moneta è essa stessa una “tassa” in quanto la funzione primaria è la stessa del fisco e cioè far circolare e condividere, ridistribuire la ricchezza con tutti gli altri cittadini.

La Sovranità monetaria, il potere di emettere moneta ex nihilo, però non è nelle mani della Comunità, come dovrebbe essere, quale precondizione scaturente la motivazione per eventualmente, e semmai, tassare i cittadini.

La distonia logica assoluta incomincia a sopravvenire nel momento in cui la Sovranità monetaria è trasferita “d’un blai” nelle mani di privati cittadini stranieri, la BCE, ai quali lo Stato italiano, ed altri Stati, hanno delegato un enorme potere a spese della comunità nazionale ed europea, e l’azione, ben lungi dal far circolare e condividere la ricchezza fra i cittadini, al contrario gliela sottrae.

Vista la Costituzione italiana che stabilisce la inalienabilità del diritto di sovranità (anche monetaria), si sarebbe forse potuto capire (mai accettare nei metodi e nei tempi in cui sono stati attuati) il trasferimento dalla Sovranità monetaria del cittadino italiano alla Sovranità monetaria del cittadino europeo, la qual cosa avrebbe potuto avere un certo senso logico ed anche di diritto. Tutti i diritti di Sovranità monetaria dei singoli cittadini di tutti gli Stati europei aderenti alla zona Euro, si sarebbero assommati in un’unica entità e contemporaneamente suddivisa e frazionata nei 455 milioni di cittadini europei scambievolmente.

Al contrario, contro ogni logica ed ogni diritto, la Sovranità sottratta ai cittadini inconsapevoli con la frode e la spogliazione di diritti …. viene regalata e delegata ad una S.P.A. (blindata, secretata, intangibile, incensurabile, incondizionabile, insindacabile) …… per di più di partecipazione azionaria a maggioranza non europea.

Qui è necessario e doveroso fare un po’ di storia.

Prima dell’avvio del processo di privatizzazione delle banche pubbliche italiane, nel 1993, il controllo su Bankitalia, almeno apparentemente e formalmente, era esercitato dallo Stato.

I principali azionisti di Via Nazionale erano infatti le tre banche d’interesse nazionale controllate dall’IRI e quindi dal Tesoro (Banca Commerciale, Credito Italiano e Banco di Roma) e i sei istituti di credito di diritto pubblico (Banco di Sicilia, Banco di Sardegna, Banco di Napoli, Banca Nazionale del Lavoro, Istituto San Paolo di Torino e Monte dei Paschi di Siena). Anche queste controllate dal Tesoro. A queste si aggiungevano banche più piccole e altri azionisti “storici” come le Assicurazioni Generali, l’Inps e la Fiat. Lo Stato e quindi il governo, attraverso il Tesoro, era il primo azionista di Via Nazionale e come tale aveva il potere di indicarne i vertici agli azionisti (tutti pubblici) che provvedevano poi alla nomina formale.

La situazione cambiò quando si iniziò a far passare le banche dalla proprietà pubblica a quella privata.

In quel periodo che sancì il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica pochi si posero il problema su quale dovesse essere la sorte delle quote azionarie possedute in Via Nazionale. Mentre quelli che potevano e dovevano aprire bocca, i ministri del Tesoro dei governi di transizione del quinquennio 1990-1994 , preferirono tacere e restare colpevolmente alla finestra.

“Casualmente” il capo del governo, aprile 93-maggio 94, fu un ex governatore di Bankitalia, Carlo Azeglio Ciampi e ministro del Tesoro Barucci (DC) lo stesso del precedente governo Amato.

Il Ministero del Tesoro nel 1993 vendette il Credito Italiano tramite OPV e nel 1994 la COMIT con una OPV di 2891 miliardi.

La privatizzazione continuò fino al 1997 quando il Ministero del Tesoro vendette la quota posseduta nel San Paolo, uno dei sei istituti di credito di diritto pubblico presenti nel capitale della Banca d’Italia per continuare nel 1998 con la vendita della partecipazione in BNL per 6707 miliardi. Finì così per realizzarsi un autentico scippo.

Le azioni della Banca d’Italia, inizialmente di fatto e di diritto un’istituzione pubblica, creata con il preciso fine di difendere l’interesse nazionale, quindi l’interesse di tutti, vennero infatti trasferite a società bancarie private, portate quindi a fare gli esclusivi, soggettivi interessi dei propri azionisti privati. Un cambiamento non da poco!

Un cambiamento non da poco e che accomuna l’Italia, guarda caso, alla realtà statunitense dove sono le banche private ad essere gli azionisti della Federal Reserve, l’unico soggetto autorizzato ad stampare ed emettere moneta e che fu messo in condizione di farlo grazie ad un autentico colpo di mano realizzato all’inizio del secolo scorso.

E’ appena il caso di ricordare a proposito di risparmio, la legge 262 del 28/12/05 al Titolo IV art 19.10 , che di fatto dimissionò l’ex governatore Antonio Fazio, prevedeva tra l’altro che entro il gennaio del 2009 le quote delle banche in Via Nazionale tornassero di proprietà del Tesoro o altri enti pubblici ad un prezzo di vendita stabilito dallo stesso Ministero.

Ecco l’ Art 19

……omissis …..

10.Con regolamento da adottare ai sensi dell'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, e' ridefinito l'assetto proprietario della Banca d'Italia, e sono disciplinate le modalità di trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca
d'Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici.

Questo articolo non ha ancora trovato un governo che lo applicasse scrivendo il regolamento.

Solo la nostra ignoranza ha permesso che ciò avvenisse.

Rammento e sottolineo che è la comunità stessa che dovrebbe emettere Moneta, esercitando la Sovranità monetaria, senza doversi indebitare con altri soggetti perché è essa la creatrice del valore della Moneta e di conseguenza soltanto essa ne è la legittima proprietaria, e …. “poiché democrazia significa sovranità politica popolare, il popolo deve avere anche la sovranità monetaria che di quella politica è parte costitutiva ed essenziale in un sistema di democrazia vera o integrale in cui la moneta va dichiarata, a titolo originario, di proprietà dei cittadini sin dal momento della sua emissione.Prof. Giacinto Auriti .

Alla domanda in merito a chi fosse il proprietario dell’euro come fattispecie giuridica, posta dal prof Auriti nei suoi scritti e dal sen Serena al Senato (all 4) , nessuno ha mai dato una risposta.

Si evidenzia la rinuncia da parte dello Stato alla sovranità monetaria ed al conseguente esercizio del potere di "battere moneta"; si avverte sopratutto la stranezza di una situazione che poteva trovare una valida giustificazione in altri tempi, quando la moneta aveva un proprio valore intrinseco perché costituita da pezzi coniati in metalli pregiati, o quando essa, pur rappresentata da simboli cartacei, aveva tuttavia una copertura nelle riserve auree o argentee delle banche: allora era frequente che il re o il principe (cioè lo Stato), non avendo a propria disposizione risorse finanziarie (metallo pregiato) per sostenere, ad esempio, le spese di una guerra, ricorresse ai banchieri per ottenere i necessari prestiti.

Ma nell'attuale momento storico, in cui la moneta è costituita soltanto da supporto cartaceo, privo di qualunque copertura aurea o valutaria, non si comprende la ragione , e non se ne concepiscono di fondate e legittime, per le quali lo Stato debba richiedere ad un apposito istituto bancario privato il mutuo, sempre oneroso, di banconote create dal nulla e prive quindi di ogni valore intrinseco, trasferendogli in tal modo, con la sovranità monetaria, anche il loro valore , potere d’acquisto, potere in senso assoluto e reale e quindi anche la sovranità monetaria e la sovranità tutta in senso assoluto.

Quindi il debito pubblico viene artificiosamente creato con la richiesta di denaro da parte dello Stato alla banca centrale (Bankitalia /BCE): lo Stato che ha necessità di denaro si indebita, per il valore facciale, e non per il solo costo di stampa, come sarebbe logico, nei confronti della banca centrale.

Questo porta al folle, demenziale, delinquenziale, perverso paradosso che più un’economia cresce, più ha bisogno di denaro cartaceo, o di altro supporto, per rappresentare il valore dei beni ed i servizi prodotti, e contemporaneamente più si indebita.

In pratica si immetttono nel circuito monetario 100 € ma se ne addebitano 105!

Quando semmai la logica messa a debito dovrebbe essere di 5 € (cinque)!!!

E la messa a credito di 100 € !!!!!

Fatte queste premesse viene spontaneo chiedersi come mai lo Stato, massima autorità in una nazione, si sia rivolto ad alcuni “privati” e “speciali” “imprenditori” per avere il denaro necessario per esercitare le proprie funzioni, quando a rigor di logica e di diritto dovrebbe e potrebbe farlo autonomamente.

A soddisfare le richieste dello Stato per poter esercitare le sue funzioni ci pensa invece la Banca centrale BCE, creatrice del denaro, sottoscrivendo, attraverso operatori da essa designati, i Titoli di Stato alle condizioni (tasso di interesse) dettate dalla stessa e creando così altrettanto dal nulla, dimostrabile con un semplice e banale calcolo aritmetico e contabile, il Debito pubblico inestinguibile della nazione, ma non è lo Stato sovrano?

Il gioco è stato ulteriormente mistificato, “armonizzato, semplificato” in quanto, fra l’altro, è stato tolto, ….. per “semplicità” l’ acquisto diretto, anche da parte dei cittadini, estromettendo i tanti a vantaggio dei “pochi”, e soprattutto a vantaggio di quei “POCHI” che possono emettere moneta CREATA DAL NULLA a fronte di titoli di debito statali di nuova emissione nelle aste organizzate dal Ministero del Tesoro, e ciò avviene da parte dei c.d. Operatori Abilitati, ovvero, gli Specialisti in Titoli di Stato, cioè SOLTANTO Banche Commerciali e d’ Affari, registrate presso la Banca d’ Italia.

Ecco l’ elenco degli Specialisti in titoli di Stato :
Ministero dell’Economia e delle Finanze – DIPARTIMENTO DEL TESORO – DIREZIONE II

A decorrere dal 21 dicembre 2009, a seguito del cambio di denominazione sociale richiesto da una delle controparti, ai sensi dell’art. 3 comma 3 del decreto 13 maggio 1999 n. 219, l’elenco degli Specialisti in Titoli di Stato è composto, in ordine alfabetico, dai seguenti operatori:


Banca IMI S.p.A. ; Barclays Bank PLC ; BNP Paribas ; Calyon – Corp. Inv.
Bank ; Citigroup ; Global Markets Ltd. ; Commerzbank A.G. ; Credit Suisse Securities (Europe) Ltd. ; Deutsche Bank A.G. ; Goldman Sachs Int. Bank ; HSBC France ; ING Bank N.V. ; JP Morgan Securities Ltd. ; Merrill Lynch Int. ; Monte dei Paschi di Siena Capital Services Banca per le Imprese S.p.A.; Morgan Stanley & Co. Int. PLC ; Nomura Int. PLC ; Royal Bank of Scotland PLC ; Société Générale Inv. Banking ; UBS Ltd ; UniCredit Bank A.G.
Banche queste sempre protese risolutamente ed indefaticabilmente ad indebitare lo Stato direttamente, anche alle aste, comprando titoli di Stato con moneta CREATA DAL NULLA, poiché TUTTE le banche prestano moneta scritturale (oggi quasi solo di tipo elettronico) senza spostare e prelevare fisicamente alcunché, né dal patrimonio, né dai conti correnti. NULLA DI NULLA : utilizzano immobilizzazioni e depositi SOLO come garanzia per i prestiti, non come zone di prelievo di moneta. E questi prestiti, erogati per CHIUNQUE, sono delle semplici registrazioni contabili (moneta scritturale).

Agli Specialisti in titoli di Stato si aggiungono successivamente, nelle varie operazioni di negoziazione dei titoli, le Società di Intermediazione Mobiliare (SIM) registrate presso la CONSOB.
Una volta acquistati da questi, i titoli di Stato possono essere riacquistati dalla Banca Centrale e detenuti da quest’ultima sia prima della loro scadenza sia fino alla scadenza, a seconda della politica monetaria decisa dalla stessa Banca Centrale e della necessità di autofinanziamento attraverso gli interessi sui titoli.


La politica monetaria della Banca Centrale infatti è data dalla somma delle operazioni di acquisto/vendita di titoli di Stato con rispettive e contemporanee creazione/distruzione di moneta e iniezione/ritiro di liquidità nel/dal sistema delle Banche Commerciali e d’Affari. In tali compravendite di titoli di Stato sono definite Operazioni di Mercato Aperto le compravendite riguardanti titoli di Stato che la Banca Centrale rivende prima della loro scadenza, trattandosi di rifinanziamenti temporanei ad hoc delle Banche Commerciali e d’ Affari.

Il 29 gennaio 1992 viene emanata la legge numero 35/1992 (Legge Carli - Amato) per la privatizzazione di istituti di credito ed enti pubblici.


Passano pochi giorni ed ecco un’altra data cruciale, il 7 febbraio 1992, avvengono due fatti estremamente importanti :

a) viene varata la legge 82 con cui il ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore della Banca d’Italia), attribuisce alla Banca d’Italia la “facoltà di variare il tasso ufficiale di sconto senza doverlo più concordare con il Tesoro”.

Ovvero dal 1992 la Banca d’Italia decide autonomamente per lo Stato italiano il costo del denaro;

Questo detto in altre e più chiare parole significa : esautorazione ufficiale della Sovranità dello Stato……. E il Parlamento dove era???

b) Giulio Andreotti come presidente del Consiglio assieme al ministro degli Esteri Gianni de Michelis e al ministro del Tesoro Guido Carli firmano il Trattato di Maastrich, con il quale vengono istituiti il Sistema europeo di Banche Centrali (SEBC) e la Banca Centrale Europea (BCE). Il SEBC è un’organizzazione, formata dalla BCE e dalle Banche Centrali nazionali dei Paesi dell’Unione Europea, che ha il compito di emettere la moneta unica (euro) e di gestire la politica monetaria comune con l’obiettivo fondamentale e dichiarato di mantenere la stabilità dei prezzi.

Infatti, per esempio, quando lo Stato Italiano si indebita per finanziare il deficit di bilancio, dal 26 novembre del 1993 a quel punto, per legge, lo fa soltanto con le Banche Commerciali e d’Affari a livello internazionale : prima di tale data invece poteva ricevere degli anticipi sul conto corrente del Ministero del Tesoro direttamente dalla Banca Centrale e prima dell’ asta di luglio del 1981 poteva anche far acquistare direttamente dalla Banca Centrale una parte dei titoli di Stato emessi, nella fattispecie quelli che rimanevano invenduti alla chiusura delle aste.


L’ eliminazione del vincolo per Banca Centrale italiana di acquistare tale parte di debito pubblico di nuova emissione rimasto invenduto venne stabilita da una semplice convenzione con scambio di lettere nel febbraio del 1981 tra il Ministro del Tesoro Beniamino Andreatta e il Governatore Carlo Azeglio Ciampi.

Lo Stato piuttosto che dichiarare la moneta di proprietà del cittadino sin dal momento dell'emissione, come accadeva per le banconote da 500 Lire firmate dal direttore del Tesoro (all 1), a differenza delle 1000 lire firmate dal governatore di Bankitalia (all 2), e far circolare tutta la valuta e il credito necessari a soddisfare la necessità di spesa del Governo per lo sviluppo del paese e il potere d'acquisto dei consumatori, abdica a favore e nell'esclusivo interesse dei banchieri centrali privati la sovranità monetaria di interesse nazionale e si limita ad occuparsi per conto dei banchieri di espropriare i cittadini del proprio reddito e patrimonio, tassandoli per pagare un "debito pubblico" fittizio ed inestinguibile che nasce dall'uso della moneta-debito, inventato ad uso e consumo dei banchieri e che serve loro a mantenere ed espandere il potere ed il controllo sull'economia, sfruttando le ricchezze produttive di una nazione, mantenendo il popolo in schiavitù, esercitando con il loro potere condizionamenti e pressioni su governi di ogni regime politico, con il dominio dell'intera economia produttiva attraverso la regolazione del credito e la monetizzazione del debito ed, in particolare, esercitando il controllo sui mezzi di informazione di massa, attraverso il denaro, al fine di evitare che gli italiani diventino consapevoli delle tecniche e dei meccanismi bancari che sono stati architettati nel corso degli anni per la confisca occulta delle ricchezze e patrimonio dei cittadini e dello Stato.

A puro titolo di memoria basta riandare alle vicende delle varie “svendite dei gioielli di Stato, dall’I.R.I. alle Banche di Stato, dal Demanio alle varie “liberalizzazioni : Autostrade S.p.A., Telecom Italia etc., etc..

La fittizia ed impossibile contrazione del debito pubblico (nel modo visto sopra), motivazione addotta per giustificare l’enorme prelievo fiscale, avviene in modo pretestuoso, attraverso l’emissione di titoli del debito pubblico acquistati dalla Banca centrale, che crea moneta, con banconote ottenute al costo di stampa, senza reale corrispettivo, o, in forma elettronica, addirittura senza alcun costo, al solo fine di attuare un trasferimento di potere d’acquisto dai contribuenti (popolo italiano) ai banchieri privati.

Dal 15 agosto 1971 quando Nixon ufficializzò la fine del Golden Exchange Standard (della convertibilità del dollaro con l’oro) la creazione di moneta risulta essere una semplice stampa tipografica o digitazione elettronica senza alcunché a garanzia, salvo il controvalore costituito dal bene- servizio prodotto dal cittadino che si acquista con quella determinata quantità di “valuta – denaro – banconota” , che quindi, anche per questa ulteriore ragione, non può che essere del cittadino e quindi della collettività.

Molti credendo giustamente alla fine del sistema economico-monetario preesistente, auspicarono che il valore alla moneta non venisse più dato dalle banche centrali, le quali fino ad allora sostenevano che la banconota era loro perché l’oro che le copriva era loro, bensì dalla collettività che la accetta per le sue transazioni e quindi la proprietà al momento della creazione (e sempre) era ed è del cittadino produttore e di conseguenza della collettività.

A questa rivoluzione e mutazione epocale dei rapporti giuridici e comportamentali sulla Sovranità monetaria non seguì alcunché di contestuale e simmetrico nella revisione dei rapporti fra Stato le banche, il fisco ed il cittadino contribuente.

Lo Stato continuò ad indebitarsi grazie ai politici definiti da Ezra Pound, in epoche insospettabili, “camerieri dei banchieri”, e le banche si trasformarono con un magistrale colpo di mano e granitica “faccia tosta” da forzieri a protezione del “tesoro” e della solvibilità dello Stato in pure e semplici tipografie, per di più senza alcuna responsabilità verso nessuno. Insomma le banche mantenendo i privilegi derivanti dagli obblighi preesistenti continuarono come se nulla fosse, con l’iperbolico vantaggio di essere spariti in un colpo solo tutti i loro obblighi. Un regalo da nababbi!!!

Lo Stato, essendo stato privato della Sovranità monetaria, ma come è potuto succedere senza che nessuno dei nostri governanti se ne sia meno che mai minimamente accorto?.... E’ oggi costretto a prendere in prestito le banconote di cui necessita dalla Banca centrale indebitandosi mediante l’emissione di Titoli di Stato. Uno Stato e governo normali, logici, sani ….onesti, invece di stampare titoli di debito potrebbe più semplicemente stampare le banconote di cui necessita.

Peraltro è bene sapere che lo Stato, oggi, per mezzo dei propri stabilimenti della Zecca, provvede alla creazione ed alla messa in circolazione di tutta la monetazione metallica, del cui ammontare (anche se di modestissimo valore rispetto a tutto il circolante cartaceo di banconote) esso non è debitore di nessuno, tanto meno della [ndt: privata] Banca d'Italia. Così come, fino a pochi anni fa, provvedeva, nello stesso modo, alla creazione ed alla messa in circolazione di carta moneta di cinquecento lire e, prima ancora, anche di mille lire [all 2], in relazione delle quali ovviamente non sorgeva in capo allo Stato alcuna obbligazione di restituzione né di pagamento di interessi, poiché di esse lo stesso Stato era padrone, possessore, Sovrano, provvedendo direttamente alla loro creazione ed alla loro immissione in circolazione, e soprattutto essendone proprietario come gli stessi cittadini detentori.


Questo dimostra, dunque, che lo Stato avrebbe i mezzi tecnici, giuridici e potestativi per esercitare in concreto il potere di emettere moneta e per riappropriarsi quella sovranità monetaria che gli permetterebbe di svolgere una politica socio-economica non limitata da influenze esterne, ma soprattutto liberandosi di ogni indebitamento senza dover richiedere più esose tasse ai suoi cittadini per rifondere un debito, secondo lo stato attuale delle “regole”, impossibile da estinguere.

Il prof. Giacinto Auriti nel suo “Il paese dell’utopia” sosteneva : < NOI SIAMO PER LA PROPRIETA' POPOLARE DELLA MONETA – RIPRENDIAMOCI LA PROPRIETA' DEI NOSTRI SOLDI>.

“La proprietà popolare della moneta, che restituisca al popolo il maltolto dei valori monetari che esso crea. L’auspicio è che siano i governi a gestire l’emissione monetaria ed a ripartire gli utili, come reddito di cittadinanza, a tutti i cittadini.” (Questo tema andrà sviluppato in altro momento).

L'on Buontempo qualche anno fa cercò di esaminare e realizzare il concetto della proprietà popolare della moneta con una proposta di legge: “Proprietà popolare della moneta e conto di cittadinanza”, alla quale addirittura non fu permesso di passare neanche al vaglio della commissione. (all 3)

Il sistema bancario, ora in mano a finanzieri privati, ha esautorato completamente lo Stato e le istituzioni democratiche e rappresentative, e quindi i cittadini, spogliandoli della sovranità e della stessa indipendenza, creando un sistema legislativo, giudicante e di polizia teso solo a tutelare i loro interessi e sottomettendo tutti all’interesse e alla volontà dei propri capi, per lo più stranieri.

Inoltre, il debito pubblico è illegittimo e incostituzionale, fraudolento, nascendo dall’uso di questo potere monetario da parte di soggetti privati.

La Banca d’Italia è, come già visto, una classica S.p.A. a capitale privato e autocratica, il capitale della Banca d’Italia è di 156.000 euro rappresentato da quote di partecipazione di 0,52 euro ciascuna . Le dette quote sono nominative e non possono essere possedute in modo assolutamente illiberale, sperequativo, discriminatorio, antidemocratico ed anticostituzionale, se non da:

a) Casse di risparmio;
b) Istituti di credito di diritto pubblico e Banche di interesse nazionale;
c) Società per azioni esercenti attività bancaria risultanti dalle operazioni
di cui all’ art. 1 del decreto legislativo 20.11.1990, n. 356;
d) Istituti di previdenza;
e) Istituti di assicurazione.

Le quote di partecipazione possono essere cedute, previo consenso del Consiglio superiore, solamente da uno ad altro ente compreso nelle categorie indicate nel comma precedente.
In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici.” Quindi sembrerebbe essere rimasta una parvenza di legalità.

Si imponeva perciò una maggioranza pubblica e non privata, almeno a stare al testo dello statuto.

Infatti i privati proprietari della Banca d’Italia, essendo ben consci di questo punto debole, si sono recentemente adattati lo statuto a loro uso e consumo, in modo anticostituzionale, e il potere politico nonché il capo dello Stato hanno avuto l’oscena sfacciataggine da incalliti professionisti della illegalità di ratificare con decreto 16.12.06 e controfirmare (presidente della Repubblica Napoletano).

NUOVO ART. 3 DELLO STATUTO

“Il capitale della Banca d’Italia è di 156.000 euro ed è suddiviso in quote di partecipazione nominative di 0,52 euro ciascuna, la cui titolarità è disciplinata dalla legge.

Il trasferimento delle quote avviene, su proposta del Direttorio, solo previo consenso del Consiglio superiore, nel rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza dell’Istituto e della equilibrata distribuzione delle quote.”

La forma pubblica (di diritto pubblico) dello statuto è solo, un impudico, osceno mascheramento del suo adattamento privato da parte dei privati proprietari teso a scopi ed interessi privati, e anche prima di adattarlo formalmente, violavano tranquillamente l’art. 3 grazie alla compiacenza, collusione e favoreggiamento degli organi pubblici di controllo.

Quindi siamo di fronte a una vera e sostanziale, effettiva, semplice s.p.a. dissimulata …… e come tutte le SpA lavora per l’univoco ed esclusivo profitto dei suoi proprietari e non dei cittadini come dovrebbe essere per una banca nazionale di interesse e diritto pubblico….. e non di interesse privato e di “diritto pubblico”.

La privatizzazione della Banca d’Italia come detto sopra iniziò negli anni ‘90 con la privatizzazione delle tre BIN che in base al vecchio art 3 avevano quote della Banca d’Italia. Allora accadde però che il Ministro del Tesoro “dimenticò” di trattenere le quote della Banca centrale iniziando di fatto la sua definitiva privatizzazione trasferendo la maggioranza dalle mani dello Stato alle mani dei privati.

La BCE è pure autocratica ed è proprietà delle banche centrali nazionali, pure per lo più controllate da privati; il Trattato di Maastricht le attribuisce indipendenza politica e immunità giudiziaria rispetto agli stati nazionali e all’U.E.; inoltre le assicura la segretezza massonica assoluta delle sue procedure e discussioni interne.

La cessione ai banchieri privati, per giunta stranieri (BCE), della Sovranità monetaria è incostituzionale in quanto essa non è nella disponibilità di nessun uomo di governo, art 1 Costituzione “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

La Costituzione non prevede in alcun modo la cessione della Sovranità monetaria e men che mai a dei privati stranieri, al contrario… E IN NESSUN CASO.

La cessione avallata dai politici alla BCE con l’adesione al Trattato di Maastricht, il cui art 105° prevede che l’unico ente autorizzato a emettere moneta è la BCE, è incostituzionale, e la sentenza della Corte Costituzionale N.183 del 1973 la quale stabilisce che tutti gli atti normativi comunitari hanno effetto diretto e possono essere accompagnati da provvedimenti nazionali solo a scopo integrativo o finanziario non ha consentito nessuna consultazione parlamentare permettendo così al governo dell'epoca di cedere illegalmente all'estero la Sovranità monetaria dell'Italia.

Ma ciò è altrettanto illegittimo, irrituale, incostituzionale, in quanto nessuno, neanche la Corte Costituzionale può sottrarre ed annullare Diritti Naturali e Sovranità ai cittadini, se non nei modi rituali, che qui sono stati anch’essi tutti stravolti, elusi, annichiliti, eversi.

La sottrazione definitiva della Sovranità monetaria ai cittadini si è avuta quando il 12/12/2006 è stato approvato per Decreto ( all 5), dal Presidente del Consiglio Romano Prodi (consulente Goldman Sachs), dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal min dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa (membro dell’Aspen institute membro della Commissione trilaterale e membro del Bilderberg), con la modifica all’art 3 dello statuto della Banca d’Italia il quale così riportava:

“In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici.”


Avallando la modifica allo Statuto della Banca d’Italia il governo ha definitivamente trasferito la Sovranità monetaria nelle mani della Banca d’Italia che è una banca al 95% privata, e al 5% controllata dall’INPS.

Da questa lunga premessa si deduce che lo Stato italiano è ora privo della Sovranità monetaria, potere di emissione della moneta, con la conseguenza che dietro il prelievo fiscale non c'è una effettiva, sequenziale e contestuale motivazione dello Stato di chiedere denaro ai cittadini per adempiere ai suoi compiti istituzionali Statali :

a) né per la parte che concerne gli interessi sui debiti pregressi,

b) né altrettanto in relazione alle nuove immissioni di denaro “prestato” dalle banche. in particolare a partire dal 29 gennaio 1992.

Questa imposizione fiscale attuale in vigore dalla data sopraccitata altro non è che un semplice trasferimento di ricchezza dal popolo ai banchieri, insomma l’autorità dello Stato, nello specifico la potestà impositiva esercitata sul popolo come strumento per attuare una azione illecita, e quindi agire per rifondere un Debito pubblico artefatto illegalmente è già in sé atto di pirateria internazionale estortiva e di rapina, ed assoluta ed estrema gravità e rilevanza penale.

Dal che ne consegue che gli atti ad essa azione collegati perdono il fondamento giuridico e la legittimità per esser fatti valere, e non trova giustificazione la potestà impositiva dello Stato e quella delle amministrazioni periferiche a cui lo Stato la trasferisce, essendo viziato e contro legge il presupposto che la giustifica. “Il Debito pubblico è primariamente e sostanzialmente un debito nato a causa della illegale ed incostituzionale cessione della Sovranità monetaria.”

Da non trascurare di considerare che l’euro, creato da privati, è privo di numero di serie. Infatti il numero che compare sulle banconote non è il numero di serie della banconota ma solo un numero che serve a individuare il paese di provenienza secondo un algoritmo. Quindi per sapere la quantità di banconote in circolazione ci dobbiamo “affidare” al bilancio della BCE, e “fidarci” di una banca privata il cui bilancio non è soggetto a revisione contabile e che non è sottoposta al controllo di nessun potere politico, né statale, né europeo, né internazionale, né democratico……..!!!!!

Il Trattato di Maastricht è un Trattato voluto da banchieri e politici e si evidenzia questa sua natura dalla bocciatura avuta dallo stesso in Danimarca e Irlanda, la dove il popolo è stato interpellato.

Il Signoraggio era il diritto del signore a trattenere una parte di oro per sè al momento dell’emissione della moneta. Ora è il diritto dei banchieri a trattenere per sè la differenza fra il costo di stampa di una banconota e il prezzo a cui viene ceduta allo Stato (valore facciale), più spese, oneri, competenze ed interessi.

Invece questo Diritto dovrebbe essere dello Stato per destinarne i proventi a favore della collettività.

Ecco la ragione di fondo perché questa è una indebita, abusiva pretesa di richiedere una nuova tassazione.

Già la differenza fra il costo della stampa e la messa a postazione in passivo nella contabilità è essa stessa una enorme immensa doppia tassazione e truffa.

Quelle cifre andrebbero a rigor di logica e di diritto postate nella contabilità all’attivo, perchè quella quantità di moneta rappresenta l’incremento di valore della ricchezza nazionale.

Viceversa secondo lo schema attuale è come se lo Stato pretendesse di pagare con un debito un altro debito. Insomma è costretto a pagare un debito non dovuto, che dovrebbe invece essere un credito, con il proprio capitale ed il reddito del lavoro dei cittadini.

Pertanto la Sovranità Monetaria dei circa 60 milioni di Italiani e dei circa 455 milioni di cittadini dell’Unione Europea è nelle mani di pochissime persone del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, con sede a Francoforte e dei veri controllori ai quali appartiene, che gestiscono e controllano tutta l’emissione delle banconote in Europa, e cioè :

Il presidente Jean Claude Trichet membro del Club di Parigi, della Banca per i Regolamenti internazionali, membro dell’Ordine nazionale della Legione d’Oro, già Governatore della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, ecc.;

Il vicepresidente Lucas D. Papademos membro della commissione trilaterale e del Fondo monetario;

Tommaso Padoa Schioppa membro dell’Aspen institute membro della Commissione trilaterale e membro del Bilderberg, che come abbiamo visto detengono il controllo azionario delle banche private commerciali, che a loro volta controllano le banche centrali nazionali di emissione, che controllano a loro volta la B.C.E.

Ecco gli apparenti “proprietari” della BCE :

Banca del Belgio (2,83%) ; Banca centrale del Lussemburgo (0,17%) ; Banca d'Italia (14,57%) ;

Banca Nazionale della Danimarca (1,72%) ; Banca d’Olanda (4,43%) ; Banca del Portogallo (2,01%) ;

Banca di Germania (23,40%) ; Banca Nazionale d'Austria (2,30%) ; Banca di Francia (16,52%) ;

Banca di Grecia (2,16%) ; Banca di Finlandia (1,43%) ; Banca Centrale di Svezia (2,66%) ;

Banca di Spagna (8,78%) ; Banca d’Inghilterra (15,98%) ; Banca Centrale d’Irlanda (1,03%) ;

Da rilevare due altri fatti per la loro “stranezza” ….. che fra i proprietari della BCE ci sono anche la Banca d’Inghilterra e la Banca Nazionale della Danimarca che non hanno adottato l’euro ma percepiscono il reddito da Signoraggio, e che la nostra Bankitalia, sembrerebbe essere una società privata con sede alle Cayman.

La logica conseguenza è che la BCE, e la Banca d’Italia, sovvertendo il dettato costituzionale, e Bankitalia eludendo pure il suo statuto, sono banche private di imprenditori stranieri!

Dunque…. la Sovranità Monetaria in Europa è oggi nelle mani di un manipolo di banche private.

Ecco sotto riportati gli articoli del Trattato mediante i quali la Sovranità monetaria viene concessa alla “Banca d’Italia”, nome che lascia credere ad un organismo statale, ed a cui è stato dato lo status di istituto di diritto pubblico pur di più di fatto non essendolo, e che è stata, attraverso tutta una serie di passaggi intermedi, di escamotages, e di leggi “ad hoc”, trasferita a privati stranieri pure mistificando, travisando od eludendo la Costituzione con una interpretazione profondamente viziata nella forma, nei concetti e nel contenuto ed incostituzionale in quanto contravviene il dettato degli artt. 1 e 2, perché non si è seguito l’iter previsto, necessario ed inderogabile per le modifiche apportate negli anni alla stessa.

7 Febbraio 1992

Giulio Andreotti come Presidente del Consiglio assieme al Ministro degli Esteri Gianni de Michelis (Membro dell’Aspen Institute) e il Ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore di Bankitalia) firmano il Trattato di Maastricht, il 7 febbraio 1992, per l’entrata nell’Unione europea che avverrà il 1 novembre 1993, rinunciando con ciò, in totale carenza di mandato, di fatto e di diritto, alla sovranità monetaria nazionale per trasferirla con l’articolo 105 alla Banca Centrale Europea (BCE).

(All 1)

Articolo 105A del Trattato di Maastricht

1.La BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l'emissione di banconote all'interno della Comunità. La BCE e le Banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla BCE e dalle Banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nella Comunità.

2.Gli Stati membri possono coniare monete metalliche con l'approvazione delle BCE per quanto riguarda il volume del conio.

Così facendo, l’autonomia delle banche centrale stava entrando in tutti gli ordinamenti giuridici dell’Unione Europea per effetto del Trattato (articolo 107). Inoltre concedono a questa banca privata un enorme potere rendendola autocratica.

(All 2)

Articolo 107 del Trattato di Maastricht

Nell'esercizio dei poteri e nell'assolvimento dei compiti e dei doveri loro attribuiti dal presente trattato e dallo Statuto del SEBC, né la BCE né una Banca centrale nazionale né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai Governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo. Le istituzioni e gli organi comunitari nonché i Governi degli Stati membri si impegnano a rispettare questo principio e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della BCE o delle Banche centrali nazionali nell'assolvimento dei loro compiti.

La palese illegittimità tributaria deriva dalla incostituzionale cessione della Sovranità monetaria attuata con l’adesione al Trattato di Maastricht.

Non trova alcuna giustificazione, in quanto non dovuto alle banche, e al contrario dovuto dalle banche allo Stato e ai cittadini tutti, il prelievo fiscale attuato sinora dallo Stato e fondato, da una parte, su un di trattato internazionale incompatibile con la Costituzione (articolo 105A del Trattato di Maastricht), su una estorsione e sottrazione delinquenziale di diritti inalienabili dei cittadini, sulla falsificazione di bilanci di società private e di Enti pubblici, ed altro ancora…….. e dall’altra su un sistema normativo fiscale presupponente ancora la proprietà della moneta da parte dello Stato e dei Cittadini, e della convertibilità in oro, ….. volutamente ed intenzionalmente lasciato intatto nelle sue norme, prassi e funzionalità, atavico, obsoleto, inorganico, inadeguato, al nuovo in modo di raggirare per l’ennesima volta l’ignaro cittadino, in veste, a seconda delle situazioni e delle preferenze di : capro espiatorio; vacca da mungere o pollo da spennare, bue sacrificale. Scegliete voi!!

In definitiva, ripeto, a costo di sembrare pedante, il sistema appare forzatamente, coercitivamente, impropriamente ed incoerentemente, ma intenzionalmente, basato sulla incostituzionale sottrazione della Sovranità monetaria allo Stato e volto solamente a trasferire e drenare, trasferire, ricchezza dal popolo verso i banchieri privati stranieri, e non per la finalità inizialmente ideata dai padri per contribuire alle spese della collettività.

Questa azione di tassazione illegittima ed illegale si esplica contro i diritti dei cittadini, e del Diritto in assoluto, principalmente secondo tre direttrici di richieste di pagamento:

a) per coprire le spese di gestione di tutti i servizi ed il funzionamento dello Stato;

b) per pagare il fittizio “debito pubblico” e gli interessi annuali maturati;

c) per risarcire il costo di emissione monetario necessario al sistema economico ed illegalmente ed incostituzionalmente devoluto alle banche che artefattamente hanno corrotto e “perfezionato” il sistema plasmandolo a loro favore ed esclusivo interesse.

Tutti ottenuti attraverso l’emissione di denaro falso dal nulla, aspetti immotivati, non dovuti, deviati di una stessa immane truffa architettata a danno dei cittadini e dello Stato, messa in atto dal sistema bancario e di chi lo controlla, attraverso l’indebita emissione da chi non ha titolo, risorse, ragioni, diritto, merito, delega.

Tutto ciò ottenuto tramite la emissione a vuoto di valuta falsa, messa impropriamente a debito e fatta “pagare” almeno tre volte ai cittadini mediante la schiavizzazione del sistema sociale, culturale, politico.

Di cui le banche però pretendono il pagamento vero tramite le tasse di ogni forma, tipo, identità, provenienza, colore, misura, caratteristica, attraverso la schiavizzazione o il prelievo forzoso, la confisca di beni dei cittadini, degli imprenditori, dello Stato.

Azioni che si sono potute esplicare grazie a contorsionismi e distorsioni logiche, legali e procedurali, volutamente inefficienti, incongrue, inette, tutti strategicamente voluti, intenzionali, programmati.

Voglia pertanto questa Procura della Repubblica verificare se sussistano i fatti ed i reati denunciati e proceda alla condanna degli eventuali esecutori.

Voglia inoltre procedere a sollevare la questione di costituzionalità dell'art 105 del Trattato di Maastricht.

Ricordo che il perpetuarsi di un reato per abitudinarietà non ne fa venir meno la disdicevolezza e la disonorabilità, nonché la offensività, e la dannosità, e non costituisce situazione esimente dal perseguirlo, soprattutto se ancora in flagranza.

CHIEDO

a) assicurare la prova dei reati;

b) impedirne la soppressione e l’inquinamento;

c) impedire la continuazione dei reati;

d) assicurare la solvibilità dei responsabili nei confronti dello Stato e dei cittadini cui deve essere risarcito l’ingente ed immane danno cagionato con i comportamenti che si descrivono.

e) Sollecito pure l’esecuzione di opportune perizie per la conferma della qui fornita ricostruzione.

f) la punizione, censura, e condanna di quanti hanno violato i diritti dei cittadini.

Mi riservo inoltre di costituirmi parte civile nell’instaurando procedimento penale; e, ai sensi dell’ex art. 408 c.p.p., chiedo di essere avvisato in caso di richiesta di archiviazione.

Distinti Saluti.

Orazio Fergnani.

All 1 copia delle vecchie 500 lire con in evidenza le firme

All 2 copia delle vecchie 1000 lire

All 3 Disegno di legge Buontempo

All 4 Interrogazione sen Serena

All 5 Stralcio DPR 12 dicembre 2006 Gazzetta ufficiale del GU C 191 del 29.7.199

All 3

Proposta di legge Buontempo

Atti Parlamentari —1— Camera dei Deputati
XIV LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI N. 6108
CAMERA DEI DEPUTATI—
PROPOSTA DI LEGGE d’iniziativa del deputato BUONTEMPO

Proprietà popolare della moneta e conto di cittadinanza

Presentata il 3 ottobre 2005
ONOREVOLI COLLEGHI!— Nel momento in cui si presenta questa proposta di legge la Banca d’Italia e‘ al centro di forti critiche focalizzate sulla sua figura piu‘ importante e autorevole, ovvero il suo Governatore.


Tuttavia questa situazione contingente giunge alla fine di un lungo periodo in cui la Banca d’Italia, i suoi responsabili e la stessa natura e proprietà dell’ente sono stati sottoposti a forti e argomentate contestazioni; nessuno e‘ riuscito a fugare le ombre che sono state gettate sulla proprietà della principale istituzione finanziaria del Paese, sulla regolarità delle funzioni di controllo sul sistema bancario e sui meccanismi che regolano le relazioni finanziarie tra lo Stato, la Banca d’Italia stessa, le istituzioni finanziarie private e il pubblico. In particolare i meccanismi che regolano l’emissione della moneta sono stati oggetto di studi approfonditi, tra cui si segnalano quelli del professor Giacinto Auriti. Tali studi hanno dato avvio a un movimento che con fondate argomentazioni denuncia l’esistenza di un iniquo appropriamento dei frutti del «signoraggio» e, in definitiva, l’arricchimento di privati nei meccanismi piu‘ profondi della finanza pubblica. Si ricorda che il«signoraggio» consisteva in quello che lo Stato ricavava dando alle monete messe in circolazione un valore d’acquisto superiore al valore del metallo in esse contenuto. Attualmente, poichè le principali monete non contengono metalli preziosi, ne´ sono convertibili in essi, ma sono realizzate con carta e inchiostro, il«signoraggio» e‘ rappresentato dalla differenza tra il valore facciale delle cartamoneta e il costo di carta e inchiostro per stampare i biglietti.


Per modificare tale situazione si propone con questa proposta di legge di introdurre, nei meccanismi relativi all’emissione di moneta e anche agli altri rapporti tra Banca d’Italia e sistema finanziario, un sistema di conti di cittadinanza gestiti senza profitto dalla Banca d’Italia, e in cui vanno a versarsi i frutti del signoraggio. Senza interrompere i flussi di credito e di debito che si svolgono tra Stato e Banca d’Italia nelle operazioni di produzione della moneta, l’introduzione dei conti di cittadinanza permette di disinnescare la diatriba sul signoraggio, mettendolo nelle mani dei cittadini; inoltre l’esistenza dei conti di cittadinanza potrà permettere la creazione di altri strumenti, come il reddito di cittadinanza.
La gestione dei conti di cittadinanza grazie alle moderne tecnologie, e alla prescrizione che siano dei conti su cui non si effettuino operazioni quotidiane, e‘ facilmente possibile, anche se riguardante diversi milioni di conti. Nella proposta di legge si prescrive che il conto di cittadinanza sia attivato per il cittadino fin dalla nascita (o dall’acquisto della cittadinanza) ma che il conto non possa venire utilizzato dalla persona fino


Alla maggiore età, questo per dare garanzia al cittadino minorenne contro comportamenti scorretti e per garantire all’insieme dei conti di cittadinanza una base immobile che dia stabilità al sistema. Al contempo la prescrizione che, raggiunta una certa consistenza del valore del conto di cittadinanza, il valore del deposito sia accreditato al cittadino adulto restituisce continuamente al popolo i frutti del signoraggio e dell’esercizio della Banca d’Italia, rifornendo al contempo il sistema bancario di capitali da gestire per conto del cittadino stesso. Con questo meccanismo la Banca d’Italia e il sistema bancario privato svolgeranno la funzione pubblica della creazione di ricchezza legata all’emissione di denaro a favore degli italiani piuttosto che degli azionisti delle banche, a favore di tutti i cittadini e non soltanto di chi ha i fondi da investire in titoli di Stato.

PROPOSTA DI LEGGE


ART. 1. (Principi).
1. La moneta appartiene al popolo, che la usa per perseguire gli scopi garantiti della Costituzione.

ART. 2. (Conto personale di cittadinanza).
1. Tutti i valori emessi dalla Banca d’Italia appartengono al popolo italiano.
2. Presso la Banca d’Italia e‘ attivato un conto personale per ogni cittadino italiano, denominato «conto di cittadinanza».
3. L’accensione del conto di cittadinanza avviene automaticamente entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, per tutti i cittadini italiani, ovvero entro tre mesi dalla nascita del
cittadino, dall’acquisto della cittadinanza italiana, dalla naturalizzazione o comunque dal momento in cui il cittadino può legittimamente essere definito tale.
4. Il conto di cittadinanza non permette operazioni se non quelle previste dalla presente legge.
5. Per il proprio conto di cittadinanza il singolo cittadino maggiorenne,o il tutore legale del cittadino maggiorenne incapace, può indicare un singolo conto personale del cittadino stesso presso
un’istituzione bancaria.

ART. 3. (Operazioni sul conto di cittadinanza).
1. Il valore totale delle emissioni di banconote e di altri valori da parte della Banca d’Italia viene accreditato in frazioni uguali su tutti i conti di cittadinanza esistenti al momento dell’emissione.
2. I costi di stampa e di emissione delle banconote e dei valori vengono rimborsati alla Banca d’Italia dallo Stato grazie ad un fondo apposito istituito presso il Ministero dell’economia e delle finanze alimentato dalla fiscalità generale.
3. Le operazioni della Banca d’Italia verso il sistema bancario e lo Stato avvengono attraverso i conti di cittadinanza, che vengono gestiti dalla Banca d’Italia senza costi e senza guadagni per la stessa.
4. Al raggiungimento di un valore stabilito dal regolamento di cui all’articolo4, il valore del credito accumulato su conto di cittadinanza viene accreditato automaticamente e senza costi per il cittadino sul
conto personale di cui all’articolo 2, comma5.

ART. 4. (Disposizioni di attuazione).
1. Entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell’economia e delle finanze adotta,con proprio decreto, il regolamento di attuazione delle disposizioni della presente legge.
2. Entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, la Banca d’Italia accredita il valore di tutti i crediti in suo possesso in frazioni uguali sui conti di cittadinanza esistenti al momento.
3. Dalla data di entrata in vigore della presente legge le operazioni della Banca d’Italia devono essere effettuate in osservanza della prescrizione della non riduzione del valore dei crediti e del patrimonio in possesso della Banca stessa.

14/10/2005

All 4

Agenparl (17-10-05). SERENA (Gruppo misto): MA L’EURO A CHI APPARTIENE?

SERENA: MA L’EURO A CHI APPARTIENE?

ROMA, 17 ottobre 2005 - AgenParl - L’on.Antonio Serena (Gruppo misto), ha presentato un’ interrogazione parlamentare al ministro dell’Economia Giulio Tremonti chiedendo di chi sia realmente la proprietà dell’ euro al momento dell’emissione.


Il quesito si basa sul presupposto dell’interrogante secondo il quale “il valore della moneta è causato non dall’ organo di emissione, ma dall’accettazione da parte della collettività”.
Ed aggiunge: “Il trattato di Maastricht si limita a considerare solo la prima fase, quella dell’ emissione, e non è presente alcun riferimento al diritto di proprietà sull’ euro e come questo debba essere attribuito. Se è dimostrato dunque che crea il valore della moneta non chi la emette ma chi l’ accetta, prestare denaro all’ atto dell’emissione significa imporre un costo del denaro del 200 per cento, con conseguente indebitamento degli europei verso la BCE pari a tutto l’ euro in circolazione”.

17/10/2005

ALL. 5

STRALCIO DEL DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 12 dicembre 2006

...... omissis .............

3 commenti:

  1. Il vero problema è la creazione della moneta dal nulla ... la famosissima moneta-debito creatrice del debito pubblico !!

    Per quanto riguarda il "signoraggio primario" e i proventi del "reddito da signoraggio" si parla di una perdita di circa 10-15mld all'anno.

    Molto poco se consideriamo i 77mld spesi nel 2009 per interessi sul debito.

    RispondiElimina
  2. Sì ma perché la banca centrale bara calcolando solo il signoraggio sugli interessi e mettendo al passivo quello sul capitale.... sveglia, gente.

    RispondiElimina
  3. NOn è che diamo per assodato che dobbiamo pagare imposte e tasse. E' che deleghiamo la possibilità di pensare e ragionare a quella casta di parassiti che si chiamano commercialisti ai quali tutti diamo obbedienza incondizionata perchè "il commercialista sa le cose e lui ha sempre ragione".
    Mettiamo fuori legge questa professione e poi iniziamo a resettare il sistema.

    RispondiElimina

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