venerdì 16 luglio 2010

Attilafashion, progetto di Wally Bonvicini, imprenditore


Attilafashion, progetto di Wally Bonvicini, imprenditore.


Abbiamo scelto di incontrarla sul greto del torrente Enza, che divide la provincia di Reggio Emilia da quella di Parma, dove Wally Bonvicini, reggiana della bassa che lavora a Parma da oltre trent' anni, sta fotografando i capi della nuova collezione estate 2011, anche se, come dice lei, non ha più senso legare i prodotti alle stagioni.



«In effetti le fibre che utilizziamo sono tali da potersi indossare tutto l’anno e quando un capo è ben riuscito, prezioso, è un delitto farlo vivere una sola stagione: è bene offrire la possibilità di ordinarlo anche due o tre anni dopo e questo vuole essere un invito ad eliminare i saldi o comunque gli sconti: progettare e realizzare solo prodotti di qualità e come tali senza tempo, sempre attuali perché il vero capo di moda è quello che la moda non segue!

Essere rimasti a produrre in Italia è una scelta che ci ha premiati: riceviamo richieste da tutto il mondo e sempre più di frequente il mercato chiede un prodotto sartoriale, prezioso, rifinito a mano, che faccia stare bene, quindi grande attenzione per la salute della persona.

La scelta di produrre in Cina o altrove, ha sicuramente generato utili importanti per gli imprenditori che sfruttando le lacune della legge hanno potuto continuare ad applicare l’etichetta made in Italy là dove di italiano c’era solo l’ idea, danneggiando chi realmente ha continuato produrre in Italia, ed il danno è di proporzioni catastrofiche perché anziché valorizzare quelle che erano i nostri punti di forza, li hanno sviliti, svenduti, sempre per il vantaggio di pochi a danno di tutto il Paese.

Non si tratta di chiudere frontiere o imporre dazi, assolutamente no, bensì di incoraggiare e sostenere l’ imprenditore che produce in Italia ciò che tutto il mondo ci ha sempre invidiato e cercato di imitare: gioielli, mobili, oggetti, abiti, cibo.

La piccola imprenditoria che è la vera ricchezza del paese, la sola che paga le tasse perché le grandi aziende hanno scelto di pagarle in Irlanda oppure in Olanda, comunque in un paese dove al massimo pagano il 5%, è vessata a 360°.

Può sembrare un' affermazione azzardata ma si provi a pensare alla concorrenza delle grandi che vanno a produrre altrove, magari sfruttando finanziamenti a fondo perduto, che accedono ad ogni forma di informazione e continuano a beneficiare del made in Italy. Si pensi alla difficoltà di accesso al credito e si pensi al trattamento che le banche hanno riservato alle piccole aziende nell’ultimo trentennio, quello che mi riguarda: anatocismo, usura, commissione di massimo scoperto per arrivare ai derivati con i quali hanno toccato l'apice della fraudolenza vendendoli a imprenditori che riponevano fiducia in loro e spacciandoli quali prodotti assicurativi che avrebbero dovuto tutelarli dalle variazioni dei tassi e si sono rivelati prodotti truffa che mai avrebbero potuto generare utili se non per la banca e in molti casi hanno portato al fallimento dell’azienda senza nessuna conseguenza per la banca omicida perché di omicidio si tratta.

Il sistema bancario che dovrebbe essere partner delle aziende ne genera il fallimento e nessuno o pochi hanno il coraggio di intervenire perchè il loro è un potere immenso che affonda le radici nella massoneria, ma non in quella illuminata bensì in quella bieca, ammalata, assetata di potere, che porterà ad un declino irreversibile il Paese.

Quando nel 1993, i Signori Prodi, Ciampi e Draghi, sul famoso «Britannia» messo gentilmente a disposizione dalla Regina d’Inghilterra, svendettero il Paese, gettarono le basi dell’attuale declino e su quelle stesse basi hanno costruito il nulla cioè la finanza allegra. Le banche hanno dato il colpo finale: anziché sostenere le aziende le hanno vessate condannandole a debiti eterni, sempre più rilevanti.

La forza, il coraggio e l’amore per la propria azienda hanno spinto i piccoli imprenditori ad unirsi per diffondere conoscenza e siamo ormai tantissimi in tutta Italia e ci riuniamo a Roma ogni 20 giorni per diffondere conoscenza, per far comprendere ai cittadini che la grande crisi oggi come nel 29 l’hanno generata le banche e che dalle stesse ci si può e deve difendere. La nostra associazione, il Forum anti-usura bancaria, accoglie quanti hanno bisogno di aiuto e accoglie chi questo aiuto può darlo e con la diffusione della conoscenza la piccola imprenditoria e non solo, acquisirà la consapevolezza di potersi difendere dallo strapotere bancario.

Sì, noi piccoli imprenditori italiani dobbiamo realizzare prodotti splendidi, dobbiamo riuscire a venderli, farci pagare, se poi vendiamo all’estero dobbiamo anche dimostrare che la merce è andata realmente all’ estero altrimenti ci fanno pagare il 40% sulla base imponibile, poi dobbiamo difenderci dal fisco, da Equitalia e dalle banche che dovrebbero essere il nostro partner per eccellenza.

Fisco equo, banche eque, e politici che indipendentemente dal colore non sprecano il denaro dei cittadini e percepiscono retribuzioni proporzionate ai risultati ottenuti: il Paese risorgerebbe, ma pare che sia un obiettivo che poco interessa a chi a suo tempo il paese lo ha svenduto: non dimentichiamo che le più belle aziende italiane sono finite in mano straniera e l’immenso patrimonio immobiliare di Eni è finito nella avide mani della banca d’ affari Goldman Sachs, che ancora oggi, in piena crisi mondiale, raccoglie utili stratosferici, oltre 9 miliardi il primo trimestre 2010.

Noi del Forum abbiamo il dovere di diffondere conoscenza, abbiamo l’ambizioso obiettivo di diffondere conoscenza, in maniera semplice, chiara, a tutti comprensibile, perché armare il popolo di conoscenza significherà diventare invincibili.

wally@attilafashion.it www.attilafashion.it

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