venerdì 16 aprile 2010

Proposta per una moneta regionale lombarda



Proposta per una moneta regionale lombarda

da: Moneta Nostra, di Marco Saba (inedito)

 
"Istituzione di magazzini o luoghi di deposito pubblici, dai quali, accertato il valore approssimativo delle merci consegnate, si rilascerebbe un documento o bono simile a un biglietto bancario, ammesso alla circolazione e allo sconto, tanto da render capace l'Associazione di poter continuare nei suoi lavori e di non essere strozzata dalla necessità d'una vendita immediata e a ogni patto"
• Giuseppe Mazzini, I doveri dell'uomo, 1860


 In concomitanza con la nascita dell'esperimento napoletano della moneta locale "SCEC" (Sconto ChE Cammina, e poi, su mio suggerimento, Solidarietà ChE Cammina) [1], a Milano Anna Di Scipio, una Amministratrice di Sostegno, assieme a delle amiche, aveva creato l'associazione "Anno Zero" per promuovere una moneta locale denominata "Danee" [2], che in milanese vuol dire "denari". Quando ci incontrammo, alla fine del 2007, mi offrii di collaborare attraverso degli incontri per illustrare alla popolazione il meccanismo delle monete locali. Per una città come Milano, e quindi una parte importante della Lombardia, occorreva coinvolgere anche le piccole e medie imprese, a mio giudizio, per chiudere il cerchio della circolazione. Inoltre, dato il carattere "federalista" delle amministrazioni locali, pensai subito di tentare un approccio con le istituzioni. Si tennero degli incontri con i consigli di quartiere e ci dovemmo scontrare da subito con la solita ignoranza sul tema monetario, non solo da parte del pubblico, ma anche da parte di tecnici e di qualche bocconiano... Nel frattempo stavo preparando il mio terzo libro sulla questione monetaria e stavo indagando il Basso Medioevo. Le attività bancarie dei Templari erano cominciate nel 1135, quando l'ordine cominciò a prestare soldi ai pellegrini spagnoli che desideravano viaggiare fino alla Terra Santa. Nel XII secolo, i Veneziani, trovandosi in guerra con i Bizantini, si incontrarono in grande bisogno di liquidità: allo scopo crearono nel 1171 una sorta di Banco di emissione, la Camera di prestanza, il quale raccoglieva dai cittadini del numerario metallico, rilasciando in cambio dei titoli cartacei negoziabili ed utilizzabili per effettuare pagamenti all'erario. Nel XIII secolo il veneziano Marco Polo intraprende una lunga serie di viaggi e di soggiorni nell'oriente e, soprattutto, nella Cina: le sue memorie, redatte tra il 1298 ed il 1299, durante un periodo di prigionia nelle carceri genovesi a seguito dei conflitti che opponevano la città ligure alla Serenissima, costituiscono il primo resoconto apparso nel mondo occidentale dove si descrive l'esistenza e l'impiego di strumenti cartacei di pagamento in Cina, ovvero la cartamoneta, chiamata moneta volante a causa della sua possibilità di circolare in un'area assai estesa. Così scrive nel Milione: "E tutti quei fogli portano il sigillo del Gran Signore poiché tutte quelle monete sono fatte con la stessa autorità e solennità come se fossero d'oro o d'argento puro. In ciascuna moneta molti ufficiali a ciò deputati scrivono il proprio nome, apponendovi ciascuno la sua firma; [quindi] il capo di quegli ufficiali per incarico del Gran Kan inchiostra con il cinabro il sigillo [imperiale] e lo stampiglia sulla moneta. E allora quella moneta è autentica e se qualcuno la falsificasse sarebbe punito con supplizio estremo. Il Gran Kan fa fabbricare questi fogli in quantità tale che potrebbe pagare con essi tutta la moneta esistente [ ... ] e con essi fa fare ogni pagamento e li fa spendere per tutte le provincie, per tutti i regni e per tutte le terre sottoposte al suo comando e nessuno osa rifiutarli poiché ne andrebbe della sua vita. Vero è d'altra parte che tutti i suoi sudditi, di ogni paese e di ogni razza, accettano volentieri quei fogli in pagamento poiché ovunque vadano possono pagare con essi qualunque cosa: mercanzie perle, pietre preziose, oro ed argento. Comperano tutto ciò che vogliono e poi pagano con quei fogli. [ ... ] Più volte all'anno sì bandisce nelle città che chiunque possegga pietre, perle, oro e argento li deve portare alla zecca del Gran Kan. E tutti così fanno, portandone una quantità infinita, e tutti ne hanno in cambio della carta. Ed il Gran Kan ha in tal modo tutto l'oro e l'argento, tutte le perle e le pietre preziose di tutte le sue terre. [ ... ] Se poi uno ha bisogno di comprare dell'oro e dell'argento [ ... ] va alla zecca del Gran Kan con quei foglietti e li dà in pagamento per l'oro e l'argento che acquista dal direttore della zecca. [ ... ] Quando a causa dell'uso eccessivo quei fogli si rompono e si sciupano, si portano alla zecca e se ne hanno in cambio dei nuovissimi, lasciandone però tre per ogni cento”. Marco Polo non si limitò a descrivere le banconote cinesi, ma ne portò a Venezia alcuni esempi. Egli spiegò ai suoi concittadini in che modo questi rettangoli di carta venivano utilizzati in Cina quale strumento di pagamento, sostituendo, in tal modo, la moneta metallica.
Studiando quel periodo, stavo rileggendo i testi inglesi di Alexander Del Mar, un importante economista e storico della moneta del 1800, che rappresenta ancor oggi un punto di riferimento fondamentale per chi sia interessato all'evoluzione storica dello strumento monetario. Mi colpì molto che il Del Mar citasse la Milano del 1240 come primo esempio di cartamoneta in Europa [3], devo confessare che lì per lì pensai ad un qualche fraintendimento o errore di traduzione da parte dell'autore [4]. Ma poi mi corse in aiuto il testo di Pietro Verri [5], che vale qui la pena di riportare:
"I popolari, affezionatissimi a Pagano della Torre
[6], per il beneficio ottenuto dagli avanzi di Cortenova, lo scelsero per loro protettore. Egli soggiornava in Milano, e del pubblico amore ne fa anche oggidì testimonianza l'iscrizione posta al suo sepolcro in Chiaravalle:
 
Magnificus populi dux, tutor et Ambroxiani
Robur justitie, procerum jubar, arca Sophie,
Matris et Ecclesie defensor maximus alme
Et flos totius regionis amabilis hujus,
Cujus in occasu pallet decor ytalus omnis,
Heu de la Turre nostrum solamen abivit
Paganus, latebris et in umbram utitur istis.
MCCXLI. VI. jan. obiit dictus dominus Paganus de la Turre, potestas populi Mediolani.
Il popolo, dopo la morte di Pagano, scelse il di lui nipote, Martino della Torre, per essere da lui protetto contro de' nobili, ed a questo fu dato il titolo di Anziano della credenza. L'ufficio di questo tribuno del popolo era difendere ciascun popolare contro la usurpazione o prepotenza d'un nobile; sopraintendere all'uso ed amministrazione del pubblico erario; acciocché le entrate della Repubblica non venissero convertite in comodo privato. Oltre ciò la Repubblica era sempre in que' tempi a cassa vuota, sebbene i privati fossero benestanti; quindi si voleva dal popolo assicurare un fondo stabile, che potesse servire alle pubbliche spese, e prevenisse le angustie all'occasione della difesa; angustie provate singolarmente nell'ultima guerra che ci portò Federico II, siccome or ora dirò. Allora non vi è memoria che si ricevesse per anco tributo sul sale. Il pedaggio che pagavano le mercanzie era tutto a profitto della comunità de' negozianti; i quali avevano l'obbligo di conservare le strade, ripararle e custodirle, in modo che delle mercanzie rubate sulle pubbliche strade la comunità medesima era tenuta a rifarne il danno. La tariffa si vede annessa all'antico codice de' primi statuti, compilati nel 1216, siccome ho detto, e il conto si vede fatto a quattro denari di pedaggio per ogni lira di valore della merce; il che rimonta al tenue tributo di uno e due terzi per cento sul valore. Nemmeno la mercanzia adunque contribuiva alla cassa pubblica. Alcuni che pretendevano alla signoria delle terre, obbligavano gli abitatori di quelle a ricevere da essi i pesi, le stadere e le misure. Alcuni privati possedevano un consimile diritto in Milano medesima, e chiamavasi jus sextarii. Ma nemmeno di questi tributi sopra i pesi e le misure colava alcuna somma nell'erario della Repubblica. V'erano anche allora i diritti esclusivi di poter tenere osteria nelle terre e di vendere vino minutatim ad modum tabernae, come da una carta dell'archivio di Monza pubblicata dal conte Giulini. Ma di essi non pare che fosse al possesso la comunità di Milano. Erano dritti posseduti da privati. Da ciò facilmente si comprende che pochissima rendita doveva avere la Repubblica, e quella sola che proveniva dai delitti i quali, per l'antica tradizione longobardica, erano condannati con pene pecuniarie. Ma questa rendita era insufficiente, massimamente ne' bisogni straordinari; tanto più che le terre dei banditi si abbandonavano senza cultura, con incauto consiglio, se puramente si consideri l'economia pubblica; ma non affatto senza ragione, qualora si rifletta a que' tempi burrascosi, nei quali conveniva che nessuna utilità uomo alcuno potesse ritrarre dalla rovina d'un cittadino. Una legge è come una fabbrica d'architettura; conviene averla osservata da tutt'i lati, prima di poterne dare una opinione ragionevole; e le più strane talvolta, in alcune circostanze, sono le più sapienti. Per riparare la miseria della Repubblica già s'era, l'anno 1228, fatto un decreto per cui sei eletti aver dovessero l'ufficio di censura e conoscere ogni amministrazione pubblica; ed è una prova della difficoltà somma che s'incontrava nelle elezioni per il contrasto dei partiti, l'osservare come il decreto stabilì: che diciotto uomini si scegliessero a sorte, e di questi se ne eleggessero sei, i quali, dopo sei mesi, terminassero il loro ufficio ed eleggessero altretanti loro successori. Questo modo di eleggere a sorte, per necessità s'era anco esteso ad altri uffici. Ma queste circospezioni non rimediavano alla povertà del fondo pubblico. Perciò, all'occasione della guerra di Federico II, i nostri antenati ricorsero ad uno spediente che comunemente si crede una invenzione de' tempi a noi più vicini: e lo spediente fu, di porre in corso della carta in vece del denaro. Abbiamo nel Corio, all'anno 1240, i decreti fatti dalla Repubblica per conservare il credito a questa carta. Decreti saggi veramente, coi quali si ordinava che tutte le condanne pecuniarie si potessero pagare al comune di Milano colla carta; che nessun creditore privato fosse obbligato a riceverla in pagamento; che nessun debitore potesse essere nemmeno soggetto a sequestro, sì tosto che possedesse tante carte corrispondenti al suo debito. Si doveva pensare dunque a ritirare le carte in giro, sostituendovi egual valore in denaro. Si doveva pensare a costituire alla Repubblica una rendita indefettibile e proporzionata ai bisogni dello Stato. Non v'era altro spediente, se non se quello di formare un catastro delle terre, e sopra del loro valore distribuire un carico. A ciò naturalmente si opponevano i ricchi ed i nobili; su questo insisteva il popolo; e di ciò singolarmente venne commessa la cura al nuovo anziano della Credenza, Martino della Torre. Per dare un'idea delle somme angustie di denaro nelle quali la nostra repubblica si trovò in que' tempi, e per comprendere sempre più lo spirito del sistema nostro civile e delle opinioni, non sarà discaro a' miei lettori ch'io per intiero trascriva in questo luogo il contratto che si fece fra la città di Milano e il capitolo di Monza, per ottenere un calice d'oro in mero deposito, per servircene di pegno affine di ritrovare denaro. La carta sta nell'Archivio di Monza, segn. n. 91, e a me fu cortesemente somministrata dal signor canonico teologo Frisi, noto scrittore di quella basilica. (...) La necessità di stabilire un carico indefettibile sulle terre, si è conosciuta abbastanza da quanto si è detto. Questo era il voto del popolo: a questo fine Martino della Torre era stato creato anziano della Credenza; e si eresse un ufficio censuario, che si chiamò Officium inventariorum, perché ivi contenevasi il catastro, ossia l'inventario (siccome volgarmente si dice) di tutt'i fondi stabili, coi loro possessori, senza eccettuarne gli ecclesiastici. Il legato apostolico proibì con suo decreto l'imporre gravezza veruna alle persone o case religiose; ma, ridotto a termine il generale catastro, si pensò a porre un sistema. Si fece una ricapitolazione dei debiti pubblici; e, ripartita questa somma in otto eguali porzioni, si stabilì che per otto anni si distribuisse sopra del censo una di queste porzioni ogni anno, col nome di fodro ovvero taglia; e così dopo otto anni venisse saldato ogni debito e tolta alla circolazione la carta. (1248) Questo regolamento fu pubblicato l'anno 1248, come può vedersi nel Corio a quell'anno, e questa è la più antica memoria del carico prediale nel nostro paese: giacché prima non si ha notizia se non di tributi sopra i frutti ovvero sulle persone. Col terminare dell'anno 1256 i debiti pubblici dovevano essere pagati. (1257) Fu eletto podestà di Milano, per l'anno 1257, Beno de' Gozadini, bolognese. Egli aveva già, negli anni precedenti, servito utilmente la Repubblica, perfezionando il catastro de' fondi censibili."
Il testo fa riferimento a L'Historia di Milano, dell'autore Bernardino Corio, risalente all'anno 1554:
"...Et l'anno 1240 essendo Pontefice Innocentio quarto, Frate Leone da Perego sedente Arcivescovo, Federico Rogerio Imperatore, et Corrado suo figliuolo Rè d'Alemagna, il Monte Lungo legato esistente in Milano, Corrado di Concessa Bresciano ivi Pretore intorno al fine dell'anno che fu in un Sabbato à i 9 di Decembre, nel pallagio della Communità, nel general concilio secondo il solito convocato, ispose come i Consoli della società de' Capitani, Valvasori, Motta, et Credenza gli haveano significato in iscritto loro havere statuito che ciascheduno condennato ò per l'avvenire fosse condennato per cagione delle facultà, come è detto di sopra, potesse dare tuttte le carte al Commune di Milano, in satisfattione di tale condennationi. Et se fosse alcuno scacciato delle proprie habitationi, overo possessioni, al creditore suo, per il predetto Commune potesse dare le carte della Communità à tal suo creditore in compensatione del debito se tal carte il predetto debitore per se, ò altri di sua famiglia havra meritato, over le predette carte fossero suo presto, et non altrimente. Et se'l creditor volesse tal carte del Commune di Milano ricevere in solutione, che non potesse cacciar'il debitor di sua habitatione, ò possessione. Et se'l creditor non volesse pigliar quelle in solutione, non havesse facultà di cacciar'il debitore come s'è detto, et nelle compensationi d'esser fatte per ciascuna Porta della città si eleggesse un soldato, con un nodaro. Guideto di Merato consultò che le compensationi di esser fatte per le condennationi fatte, ò da fare, ne fosse disposto secondo era stato ordinato per li Consoli della società, et si dovessero ponere ne gli statuti di questa Communità. parimente consiglio delle carte del Commune di essere date in pagamento à i creditori, sì come di sopra era ordinato. Giufredo Albanio similmente l'affermò, eccetto delle carte d'esser date in pagamento, et soggiunse se veruno alienasse alcuna possessione ad alcuna persona, di quel pretio non potesse essere astretto à pigliar carte in pagamento. In questo anno medesimo il popolo di Milano non ingrato de i ricevuti benefici da Pagano dalla Torre, sì come nell'anno trentesimosettimo s'è fatto mentione, rinovandosi le antiche discordie tra la gente nobile, et il popolo, fu creato il Turriano Capitano, et difensor della Plebe. Ilperche con la mogliera, et figliuoli, et altri di sua famiglia venne di Valsasina à Milano, dove con sommo amore da esso popolo fu ricevuto."

La stessa Regione Lombardia, nel giugno 2000, in: "LE ISTITUZIONI STORICHE DEL TERRITORIO LOMBARDO XIV XIX secolo", a pagina 64, recita:

consiglio dei consoli delle quattro società

sec. XIII

Non è ben chiaro se questo consiglio, formato dai consoli delle Società dei Valvassori, dei Capitani, della Motta e della Credenza di sant’Ambrogio formasse un organo a sé. La prima testimonianza della sua esistenza risulta da un atto del Consiglio generale del 9 dicembre 1240, con cui il consiglio deliberò circa alcune decisioni in merito alle carte di debito del Comune prese dai consoli delle Quattro Società.

Ma, come il lettore potrà notare rileggendo le citazioni sopra, non si trattava di "carte di debito", bensì di carte di credito che assolvevano ai debiti sulla base dell'accettazione. D'altra parte non sarà facile proseguire questa ricerca, perché:

Archivio di Stato

La dottoressa dell'Archivio di Stato si riferisce alla distruzione del Castello di Cusago. Il proprietario, Filippo Maria, fu l’ultimo dei Visconti. Alla sua morte, nel 1447, la neonata Aurea Repubblica Ambrosiana (1447-1450), creata da un gruppo di nobili e di giuristi dell'università di Pavia, decretò la distruzione del castello di Cusago, simbolo del passato potere, e l’incameramento di tutti i beni ad esso collegati. Ma in pratica l’edificio fu soltanto svuotato e abbandonato...[7] Il castello passò di proprietà a Massimiliano Stampa, membro di una famiglia di banchieri milanesi, cedutogli da Francesco II Sforza nel 1534. Il castello rimase di proprietà degli Stampa, poi Casati Stampa, sino alla cessione da parte della marchesa Annamaria Casati Stampa alla società Coriasco, nel 1979. La società Coriasco cederà l'immobile alla Cantieri Riuniti Milanesi, poi divenendo proprietà della Finedim che la cedette ad una cordata di azionisti, il gruppo Rappo. Nel 2008 venne infine rogitato alla Kreiamo SpA di Cesano Boscone [8]. Ma dei documenti che a noi interessano si sono perse le tracce già dall'epoca dell'Aurea Repubblica Ambrosiana.

Tornando alla crisi odierna, osserviamo in effetti che, mutatis mutandis, rassomiglia parecchio alla situazione della Milano del 1200 descritta dal Verri, e quindi questo mi conferma l'opportunità dell'idea di proporre una moneta locale in qualche modo promossa anche dalle stesse amministrazioni locali. Questo, tra l'altro, avrebbe facilitato una rapida adozione della nuova moneta: bastava infatti che, ad esempio per l'eco-pass [9], il Comune fosse disposto ad accettare anche questa forma di pagamento per raggiungere rapidamente una discreta popolarità. Ben presto cominciammo ad avere degli incontri in Regione Lombardia
presso il loro "Servizio studi e documentazione legislativi e assistenza legale", al fine di elaborare un testo di proposta di legge che fosse conforme ai regolamenti. Se la proposta fosse passata, sarebbe bastato raccogliere delle firme ed il gioco era fatto. Vi riporto qui di seguito il testo elaborato, così come venne presentato dopo alcune modifiche:

Proposta di progetto di legge "Istituzione del buono regionale di solidarietà" (BRS)

Premessa

Nei periodi storici in cui il sistema economico-monetario ha presentato gravi deficenze e profonda crisi, si è sopperito alle esigenze della cittadinanza adottando strumenti econometrici che permettessero di superare l'emergenza. Tipico è il caso della Milano del 1240 (1) dove a seguito della crisi, si ebbe la prima emissione europea di "cartamoneta" pubblica (nello stesso periodo, nacque il Catasto di Milano). A seguito dell'introduzione di questo nuovo strumento, Milano divenne la capitale della Lombardia e, nei successivi 20 anni (1240-1260), la città conobbe un successo tale che si dovettero aprire oltre cento zecche private per smaltire l'argento che veniva alla città dai proficui scambi commerciali con la Germania. Probabilmente l'idea di usare dei "buoni comunali" cartacei per facilitare la ripresa economica era inspirato a quanto i Cavalieri Templari avevano appreso dagli arabi, a loro volta influenzati dalla scoperta della cartamoneta usata dai cinesi. I buoni comunali milanesi, usati per soddisfare le necessità della popolazione, servivano da complemento e rimedio alla scarsità di circolazione e alla "difettosa" distribuzione della moneta ufficiale a corso legale. Oggi viviamo un momento molto simile, nella sua gravità (2), a quello della Milano del 1240. Da qui la necessità di introdurre uno strumento econometrico - differente ma complementare rispetto alla moneta legale - per sopperire ad improrogabili necessità: mobilitazione del lavoro e delle risorse disponibili, ammortizzatori sociali, creazione e distribuzione di potere d'acquisto senza ulteriore indebitamento della popolazione né delle istituzioni. Le differenze tra lo strumento dei buoni locali a corso libero (tecnicamente: "zero-coupon perpetual puttable securities") e la moneta legale a corso forzoso sono sostanziali, ripetto alle tre funzioni classiche della moneta che sono: misura del valore (moneta come unità di conto); mezzo di scambio nella compravendita di beni e servizi (moneta come strumento di pagamento); fondo di valore (moneta come riserva di valore). Infatti i BRS si limitano alla funzione di unità di conto e facilitarore di scambi - mancando la funzione della riserva di valore per via del corso libero e per la metodologia di emissione nonché di distribuzione. Per quanto riguarda l'emissione: al contrario dell'euro, i BRS non vengono emessi a fronte di debito, ma basano la loro efficacia sul valore convenzionale che viene riconosciuto da chi accetta liberamente di partecipare al circuito. Poiché quindi l'emissione e distribuzione dei BRS non segue le regole classiche del profitto e dell'indebitamento, è possibile disporne senza dover corrispondere "interessi". Questo punto è importante poiché - senza interessi - non v'è necessità di aumentarne costantemente la quantità eccedendo lo sviluppo reale degli scambi, evitando così un inflazionamento dello strumento econometrico stesso. I BRS vengono distribuiti a titolo gratuito dalla istituenda fondazione compartecipata dalla Regione, ai cittadini residenti in lombardia sulla base dei principi di sussidiarietà e solidarietà ed in attuazione del dettato costituzionale di cui agli articoli 2, 3, 4, 42, 118. I cittadini saranno liberi di decidere se utilizzare i BRS, come e quando, a loro discrezione e secondo le loro priorità, senza la compulsione tipica dello strumento a corso forzoso. Con lo strumento dei BRS sarà anche possibile "dare valore" a tutte quelle attività di volontariato e di assistenza e sviluppo sociale che attualmente faticano ad essere opportunamente finanziate a causa della non-profittabilità in senso classico (No Profit). I buoni locali, non contrastando la normativa vincolante del Trattato di Maastricht, stanno conoscendo un momento di rapido sviluppo in Europa (specialmente in Germania, in 62 città anche medio-grandi) ed in America latina. Vengono adottati dalle amministrazioni in Cina, Giappone e, da organizzazioni private, negli USA, in Inghilterra, Australia etc. In Argentina, l'uso massiccio dei buoni locali emessi da provincie e comuni - assieme all'autogestione operaia delle fabbriche abbandonate dal capitale - servirono ad uscire dalla grave crisi economica ed occupazionale del 2001-2003. L'uso progredito del sistema dei Buoni Locali (Regionali) prevede l'affiancamento con sistemi di credito mutualistico basati sul "counter trade", una pratica che trova già ampia utilizzazione tra le grandi società multinazionali. Infine, ma non ultimo per importanza, l'adozione di buoni locali ha trovato ottima accoglienza durante il recente svolgimento del World Social Forum (febbraio 2009), dove erano presenti cinque capi di stato.

Note:

1) "Nel 1240 Milano, i cui commerci erano stati interrotti dalla guerra e non avevano ancora ripreso il normale corso, fece un'emissione di note cartacee. (...) Durante il periodo della cartamoneta milanese, il commercio della città risprese così rapidamente, e le rimesse dalla germania divennero così ingenti, che nel 1260, Milano, ormai capitale della repubblica Lombarda, trovò necessario, in ordine di adempiere alle richieste dei suoi mercanti, di mettere in esercizio più di 100 zecche." - In: Alexander Del Mar, Money and Civilization, 1886

2) I maggiori esperti mondiali alla data (1 marzo 2009) sono concordi nel dire che si sta attraversando una crisi gravissima mai vista dal grande crash del 1929. Alcuni si spingono a sostenere che la fase di crisi attuale, poiché globalizzata, è addirittura più grave. Dal 1 gennaio al 1 marzo 2009, negli USA, sono già fallite 16 banche. George Soros sostiene che il sistema finanziario mondiale è già disintegrato e sopravvive artificialmente. "Renowned investor George Soros said on Friday the world financial system has effectively disintegrated, adding that there is yet no prospect of a near-term resolution to the crisis!", in "Soros sees collapse, Volcker says it's faster than Great Depression" - di Pedro Nicolaci da Costa e Juan Lagorio, Reuters, 21 febbraio 2009.


PDL di "Istituzione del buono regionale di solidarietà" (BRS)
[tecnicamente: "zero-coupon perpetual puttable security"]

Art. 1 (Finalità)
1. La Regione Lombardia promuove ogni iniziativa utile per soddisfare le esigenze economico- sociali, incentiva lo scambio di beni e servizi tra i cittadini residenti nella Regione, promuove la costruzione di una rete di relazioni in cui prevalga il rapporto di solidarietà.
2. Per raggiungere gli obiettivi di cui al comma 1, in ottemperanza agli articoli 2, 3, 4, 42, 118 della Costituzione Italiana e per facilitare la ripresa economico-sociale della Lombardia, la Regione istituisce uno strumento econometrico denominato Buono Regionale di Solidarietà (BRS). La Regione indica i criteri d'emissione e di distribuzione del BRS attraverso una apposita Fondazione da costituire entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge.
3. La circolazione del BRS avviene su base fiduciaria e volontaria; il valore convenzionale del BRS è garantito dall'accettazione da parte del ricevente.

Art. 2 (Disciplina dei BRS)
1. La disciplina dei BRS e la movimentazione degli stessi tramite la carta regionale dei servizi - quando non-cartacei ma virtuali, è essenziale nel caso di distribuzioni d'emergenza rese necessarie da calamità naturali o meno. Tale disciplina viene delegata alla Fondazione in apposito provvedimento emanato dalla Giunta regionale entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Art. 3 (Emissione e distribuzione dei BRS e Conti di Cittadinanza)
1. I BRS vengono emessi e distribuiti per conto della Regione, dall'apposita istituenda Fondazione a partecipazione mista pubblica e privata. I costi di gestione della Fondazione sono a carico della
Regione per una parte comunque non superiore ad un centesimo del valore nominale dei BRS emessi ed assegnati. La Fondazione si autososterrà, per quanto possibile, tramite lo stesso strumento dei BRS.

2. I BRS sono assegnati ai cittadini lombardi residenti da almeno cinque anni, tramite la consegna di coupon cartacei e/o l'accreditamento sugli appositi "conti di Cittadinanza" nominativi. Nel caso della quota destinata ai minori, essa viene accantonata presso la Regione sino al compimento della maggiore età sui relativi conti di cittadinanza. Il conto di cittadinanza, per praticità, è identificato da una sigla alfanumerica univoca mutuata dal codice fiscale.

Art. 4 (Utilizzo del BRS)
1. In occasione delle transazioni che si svolgono all'interno della Regione, i cittadini lombardi possono convenire che parte delle corrispettive prestazioni sia corrisposto tramite BRS, definendone la relativa percentuale come "abbuono".
2. I BRS sono iscritti nel bilancio regionale, al valore nominale, nel capitolo dei beni patrimoniali fungibili.

Art. 5 (Patti territoriali)
1. E' possibile divulgare e promuovere l'adozione dei BRS attraverso specifici patti territoriali tra le parti sociali che prevedano, ad esempio, l'integrazione di salari e pensioni attraverso una quota di BRS.

Art. 6 (Entrata in vigore)
La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia.
Già eravamo stari avvisati dalla Regione in merito alle limitazioni poste dall'art. 50 del regolamento regionale - "Non è ammessa l’iniziativa popolare in materia statutaria, elettorale, finanziaria, tributaria, di bilancio" [10]- ma francamente ritenevo che - da come era stata elaborata la proposta - si potessero agevolmente superare queste limitazioni. Si tratta certo di una questione interpretativa, occorre tuttavia ricordare che lo spirito dello Statuto regionale non può essere in contrasto alla Costituzione. Là dove la Costituzione prevede delle limitazioni per il sistema referendario, che in Italia è un sistema di abolizione delle leggi esistenti, ben diversa è la situazione per quanto riguarda l'iniziativa popolare di proposizione di una nuova legge. L'articolo - secondo la Regione - entrava in conflitto nel punto in cui suggeriva di iscrivere contabilmente il buono di solidarietà nella partita dei beni patrimoniali fungibili. Al di là delle questioni di lana caprina, è facile intuire una specie di sacro terrore verso questo argomento monetario, nonostante la gravità della situazione economica. Le pubbliche amministrazioni, che hanno investito uno sproposito in quelle assurdità che si chiamano "derivati", magari dietro a qualche prebenda, poi si scandalizzano davanti a delle proposte che vengono percepite, forse, come "toccanti" gli interessi di qualche banca limitrofa, almeno questa è stata la mia sincera impressione. Sic transit gloria mundi.

Note:

[1] Progetto SCEC
http://www.progettoscec.com
[2] ASSOCIAZIONE I DANEE
http://www.associazioneidanee.it

[3] Alexander Del Mar, Money and Civilization, George Bell & Sons, Covent Gardens, 1886

[4] Anche perché da uno scambio di email col Prof. Paolo Grillo, esperto di storia medievale, era emerso un qualche suo dubbio sul fatto che si trattasse effettivamente di "cartamoneta".

[5] Pietro Verri, Storia di Milano, 1783
http://it.wikisource.org/wiki/Storia_di_Milano

[6] Pagano della Torre, figlio di Jacopo, fu attivo nella politica milanese di quegli anni. Nel 1237 diede rifugio, ospitandolo nelle proprie terre della Val Sassina, a ciò che restava dell'esercito milanese sconfitto nella battaglia di Cortenuova sull'Oglio dall'Imperatore Federico II. Per questi meriti fu nel 1240 chiamato a ricoprire la carica di Anziano della Credenza di Sant'Ambrogio e Capitano del Popolo, di fatto primo Signore di Milano sino alla sua morte avvenuta nel 1241.

[7] Vedi sul sito della Diocesi Ambrosiana: CUSAGO, IL CASTELLO DIMENTICATO
http://www.chiesadimilano.it/or4/or?uid=ADMIesy.main.index&oid=421965

[8] "Verso il passaggio di proprietà del Castello di Cusago" - 17/01/2008
http://www.mi-lorenteggio.com/news/1562

[9] Milano è una città organizzata in forma radiale, con più cerchi concentrici (le circonvallazioni) e strade a raggiera dal centro verso la periferia. Ha un centro storico ricco e congestionato, dove dal 1985 sono in atto progressive limitazioni di traffico, dalle targhe alterne alle zone pedonali. Naque così il progetto "ecopass": chiudere con caselli elettronici la prima di queste circonvallazioni, quella più interna. E consentire l'accesso limitato solo a pagamento.

[10] Un articolo che già da solo dà la misura della qualità del "federalismo alla romana" che è stato concesso alla Lombardia della Lega Nord per l'indipendenza della Padania... Vedi lo "Statuto d’autonomia della Lombardia", 2008:
http://www.parlamentiregionali.it/dbdata/documenti/%5B482bef087b02c%5Dlombardia_14.05.08_IIlettura.pdf

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