lunedì 12 aprile 2010

Intervista a Jean Paul Fitoussi

Repubblica di lunedì 12 aprile 2010, pagina 2

Critico l'economista Fitoussi: più che un intervento di sostegno mi sembra una punizione Chiesti rendimenti troppo alti così non è vera solidarietà europea

EUGENIO OCCORSIO ROMA

Più che un intervento di soccorso mi sembra una punizione. Perché dare un nome sbagliato, in malafede, a una misura che ha un forte contenuto sanzionatorio?» Jean-PaulFitoussi, docente a Parigi e alla Luiss di Roma, è stato a lungo consulente del Parlamento europeo nonché capo economista della Banca europea per la ricostruzione: da europeista convinto, non riesce ad accettare le condizioni poste ad Atene.

Siamo di fronte ad una specie di mistificazione, allora?

«Serviva un intervento di vero aiuto. Che senso ha mettere sul piatto 30 miliardi quando poi saranno erogati al 5% di interessi, più dell'inflazione e dei tassi medi del debito europeo?» Per i buoni del Tesoro greci devono ormai offrire il 7 per cento per trovare un mercato...

«L'intervento andava fatto su basi più favorevoli. Dov'è la solidarietà? C'è solo la prova di forza dei tedeschi, i quali vogliono dimostrare che chi non segue il loro modello fiscale, di disciplina di bilancio, di rigore dei conti, non è degno di stare in Europa. Il messaggio è: glielo concediamo, di stare in Europa, ma devono subire una lezione che non dimenticheranno. Lo credo che il premier greco, che tra l'altro è chiamato a pagare colpe dei suoi predecessori, vada molto cauto nell'accettare questi soldi».

Ma come poteva la Merkel dire È stata una prova di forza dei tedeschi, per i quali chi non segue il loro rigore, non è degno di stare in Europa ai tedeschi, che votano fra pochi giorni in un land che vale un quarto del Pil: regaliamo i vostri soldi alla Grecia?

«Se vuole essere una statista come il suo mentore Kohl, doveva trovare un modo più dignitoso per uscirne. Certo, politicamente ha raggiunto due risultati: ha fatto bella figura con gli elettori e intanto ha dimostrato di essere europeista perché ha avallato il piano. Anzi, ha pure detto alla Francia, che era favorevole ad un intervento di vera solidarietà, che comanda lei e non Sarkozy».

E la clausola dei trattati che vieta gli interventi di salvataggio?

«A parte che sarebbe ora di cambiarli questi trattati se vogliamo valorizzare la costruzione europea, i soldi andavano dati al tasso dei bond buoni , il 2%. Invece si dà un segnale agli speculatori:

guardate che uno spread esisterà sempre, fate bene a speculare. Lo rifaranno con la Spagna, il Portogallo, con chiunque abbia un momento di difficoltà».

C'è per anche l'intervento dell'Fmi, a tassi inferiori. Il governo greco potrebbe intanto andare a pescare da Iì...

«Su questo contributo c'è un'altra eccezione: andava evitato per motivi di opportunità. Quando è andata in crisi la California, Obama ha chiesto l'aiuto dell'Fmi? E una sottile questione di potere:

l'Europa non può farsi trattare come un paese in via di sviluppo. Deve avere coscienza della propria forza, e imparare a risolvere le crisi al suo interno. Episodi come questo dimostrano invece che un vero spirito unitario è ancora da costruire. Come ai tempi del mercato comune pre-euro. Ecco, siamo andati quindici anni indietro».

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