mercoledì 10 marzo 2010

L'imperialismo dei banchieri

L'imperialismo dei banchieri
di Carmelo R. Viola - 09/03/2010

Fonte: Arianna Editrice [scheda fonte]

La predonomia capitalista alla stretta terminale...

Faccio riferimento all’accorato appello lanciato da Ugo Gaudenzi con il suo editoriale “La Grecia strangolata dai banksters” apparso sulla copertina del n. 43 del quotidiano Rinascita. Tale testo si riallaccia perfettamente al mio recente articolo sui terrificanti antropozoi, soggetti antropomorfi, possibilmente dotati d’intelligenza geniale e carichi di scienza d’avanguardia ma totalmente privi di quel sentimento bioempatico (o sintonia bioaffettiva) che fa dell’animale-uomo un Uomo.
Gli antropozoi sono totalmente indifferenti al dolore dei loro simili (fatta qualche rara eccezione per congiunti e amici) anzi, se utile ai loro profitti, lo producono perfino ad arte. Per poterlo curare a pagamento! Sappiamo che terapie alternative alle neoplasie vengono escluse dal protocollo di uno Stato capitalista perché lesive degli interessi di mercato degli industriali farmaceutici. Ma questa verità va nascosta. Sappiamo che patologie vengono indotte (procurate) artificialmente perché sopra di esse i grandi affaristi – i big (o pigs: porci!) del business! - costruiscono delle speculazioni di grandi dimensioni e di largo respiro (sic).
Qual è la realtà denunciata da Ugo Gaudenzi? Semplicemente quella degli antropozoi dell’industria del credito e dell’usura, divenuti, come giustamente informa lo stesso, “poteri occulti che dominano il mondo”. Solo che occulti lo sono soltanto per coloro che o vivono chiusi nel loro piccolo mondo del quotidiano e ai margini della sfera sociale, o fingono di non vederli. Fra questi, purtroppo, ci sono molti di coloro che fino a qualche decennio fa, volevano fare la rivoluzione, soprattutto in nome di Marx e di Che Guevara! Desolantemente pentiti di avere osato tanto, costoro li ritroviamo perfino nella veste miserabile di scagnozzi servili e del grande padronato e degli Usa, antesignani della peggiore civiltà antropozoica, insomma del suicidio della nostra specie. Ma anche come donchisciotte, fustigatori di mulini a vento mentre di fatto sostengono i veri oppressori. Nomi? Qualcuno, famoso “migliorista” (sic!), officia quasi quotidianamente la liturgia del servilismo al sistema clerico-liberista con tanto di turibolo. Ultimamente ha firmato, con una velocità supersonica, il decreto salva-liste di un tale, che sta facendo tirocinio per dittatore alla faccia di un’opposizione, che non ha nemmeno consapevolezza della propria identità!
Non ritengo di dire cose esagerate per esprimere più una forte emozione che una vera convinzione. La realtà, stigmatizzata molto saggiamente da Ugo Gaudenzi, è semplicemente vera e con essa bisogna fare i conti. Le banche coprono l’intero Pianeta, posizionate strategicamente come una “ragnatela maligna” e si vanno moltiplicando (ovviamente fagocitandosi fra di loro come monetìvori di tutto rispetto). E dire che il cosiddetto istituto di credito – un’impresa che non produce alcunché e che presta ad usura e a nodo scorsoio il danaro altrui ricevuto in custodia – è un ente non solo inutile ma addirittura nocivo! Ma era nell’ordine (a)logico del capitalismo senile che la società predonomica, trasposizione della giungla, finisse nelle mani – o grinfie – dei predatori più feroci e più crudeli, che sono appunto i banchieri-usurai, gli “antropo-banchieri”: gli imperialisti dell’ultima èra, le cui vere guerre di conquista le realizzano a tavolino con la sola gestione dei giochi monetari. Era, quindi, fatalmente inevitabile.
Il meccanismo di ciò che sta accadendo in Grecia è semplice quanto diabolico e allucinante: una grande bottega monetaria – che il Gaudenzi conferma essere la famigerata Goldman & Sachs – vicepresidente il nostro connazionale dalla faccia pulita e abilitato a dettare regole (dei giochi suddetti), signor Mario Draghi – ha servito onestamente lo Stato greco, bisognoso, come tutti i poteri capitalisti che si rispettano, di quello strumento “distributivo”, che si chiama moneta, che ogni pubblica amministrazione nazionale dovrebbe potere produrre in proprio e ormai senz’altro “controvalore” – nell’èra postaurea - che non sia il fabbisogno.
Tale facoltà è la “sovranità monetaria”. Ma non lo fa perché i “padroni di seconda istanza” (i primi restando i banchieri) preferiscono privarsi di questa facoltà in cambio di un àlibi eccellente: quello di potere dire che il debito (pubblico) non dipende da loro ma da norme e leggi che stanno al di sopra di loro. In tal modo – è questa la ragione inconfessabile! – possono diventare più ricchi e potenti mentre il popolo, “democraticamente sovrano”, subisce la riduzione delle spese sociali (istruzione e sanità in primis) e la crescente pressione fiscale (sempre più tasse con crescente rincaro – o deprezzamento – della moneta) cui lo Stato debitore è costretto a ricorrere per far fronte almeno alla copertura dei crescenti interessi.
Si riducono i consumi mentre aumenta la difficoltà delle piccole imprese assieme alla povertà e alla disoccupazione. Anche la grande industria può risentirne ma, con la “mobilità globale” del neoliberismo, può trasferire la produzione laddove ha meno costi e più profitti di mercato, indifferente al terremoto esistenziale che possa produrre in migliaia di famiglie, buttate sul lastrico. E’ quanto sta facendo – legittimamente! – la grande Fiat a scorno di quanti hanno ancora una volta creduto nel sindacato, nella protesta pacifica e nella manifestazione di piazza e che resteranno comunque senza lavoro, proprio come succede nel “terzo mondo endogeno” degli Usa.
La verità sconvolgente è che sulle rovine di un sistema nazionale (organismo sui generis), finito a pezzi con il danno maggiore a carico delle masse, che vivono di solo lavoro (quando ce l’hanno), svettano felici pochi mostruosi antropozoi: i proto-banchieri, i quali – bontà loro – sono sempre lì, pronti a dare il loro contributo – voglio dire i loro crediti, insomma i loro soldi (o meglio dei “depositanti”) in cambio di altro ladrocinio, di altri sacrifici, di altre lagrime e di altri sommovimenti di esasperati, di poveri cristi o di generosi, con arresti ovvero con un supplemento di pena, quando non anche di sangue.
Tutto questo avviene perché alla suddetta sovranità monetaria dello Stato si contrappone il “signoraggio monetario” delle banche - trasposizione moderna dei primitivi ricettatori di pepite d’oro e convertitori delle stesse in valori cartacei convenzionali - estraneo a qualsiasi scienza degna di questo nome. Oggi il commercio del credito è una piovra universale policefala con capacità inimmaginabili come il conio della moneta, la determinazione del valore della stessa o la compravendita dei debiti a carico dei vari Stati-clienti, vittime di uno strozzinaggio, che ci ricorda molto davvicino la predazione della giungla e conferma in pieno la teoria della predonomia.
La desocializzazione liberista-antropozoica dello Stato capitalista ha raggiunto un “fondo”, laddove a contendersi il dominio del mondo sono proprio i giganti dell’usura, che colpiscono comunque “anche in tempo di pace”, se così si può dire. La gente se ne accorge solo quando i loro mercati infuriano impoverendo milioni di… già poveri, come è successo tempo fa con l’Argentina, come sta succedendo in questi giorni nella Grecia, come potrebbe succedere a casa nostra..
Condivido pienamente la preoccupazione dell’amico Ugo Gaudenzi e mentalmente realizzo quella “manifesta contestazione”, che i nostri sedicenti “Stati di diritto” – che il diritto non conoscono – chiamano sovversione (sottinteso: contro i loro interessi di casta e personali). Che sarà?

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