domenica 1 novembre 2009

Un punto dell'economia: il debito pubblico

Un punto dell'economia: il debito pubblico 

Autore Sandro Trento, Blog di Di Pietro, 1 novembre 2009

Oggi per la video-rubrica "Un Punto dell’Economia" parleremo di rapporto tra debito pubblico e Pil e dell’insostenibilità della situazione italiana.

Il debito pubblico oggi è un indice mostruoso di cui i cittadini ignorano le conseguenze.

Per la popolazione il Golem del debito è lì, sanno che “è un problema” ma non sanno come può cambiare le sorti dell’Italia e sconvolgere le loro quotidianità.

Non sanno, perché nessuno vuol approfondire e scendere nel dettaglio: nessuno vuol avvilire un termine da professionisti del mestiere, da competenti finanzieri e di cui parlano solo i notabili dell’economia mondiale. Falso, il debito pubblico è una priorità dell’operaio, del lattaio, del commerciante, della massaia, il debito pubblico deve far paura, può evocare l’esclusione dall’euro-zona come l’assalto alla diligenza argentina, come il blocco dei conti correnti o un più intangibile declino dei servizi e della qualità dello Stato, meno autobus, sanità scadente, l’assenza dell’informatica nelle scuole d’infanzia, la chiusura delle scuole nei piccoli borghi, l’aumento delle tariffe dovute a privatizzazioni di beni pubblici. Buona visione.

Pubblico di seguito anche una lettera aperta al Presidente della Confederazione Nazionale dell’Artigianato, della Piccola e Media Impresa, Ivan Malavasi scritta a quattro mani con Antonio Di Pietro.

In breve l’amara conclusione circostanziata nel testo che sotto riporto: questo governo, per l’ossatura e la struttura portante del sistema economico italiano, la piccola e media imprenditoria, non ha fatto nulla di nulla se non accelerare la chiusura e il fallimento delle attività per migliaia di realtà.

Caro Presidente Malavasi,

nella sua Relazione del 22 ottobre, lei ha richiamato con forza l’attenzione sul ruolo fondamentale che le piccole e medie imprese ricoprono nell’economia italiana. Condividiamo pienamente l’idea che 4 milioni e 400 mila piccole imprese e gli 11 milioni e 800 mila lavoratori che in esse sono occupati costituiscano la vera ricchezza del Paese.
Partire dalla Piccola Impresa è il motto al quale lei vorrebbe che fosse ispirata l’azione di politica economica, perché se si affrontano e risolvono i problemi dei piccoli imprenditori si affrontano e risolvono gran parte dei problemi dell’Italia.
La sua Relazione, Presidente Malavasi, riassume con efficacia i nodi che vanno assolutamente sciolti per evitare che la crisi si trasformi in crollo catastrofico.

- Uno Stato più snello: è assurdo e troppo costoso “avere nove livelli di decisione politica (circoscrizioni, comuni, associazioni di comuni, comunità montane, aree metropolitane, province, regioni, Stato, Europa)” (pag.9)
- Basta con i monopoli, soprattutto se originati da società pubbliche, come i servizi pubblici locali (pag. 11)
- Occorre riformare la Pubblica Amministrazione (pag. 12)
- Meno norme formali e più controlli sostanziali (pag.12)
- Ridurre il carico fiscale sulle imprese, iniziando dall’IRAP (pag.12)
- Basta con un fisco iniquo che periodicamente ricorre a forme di condono su redditi e capitali sfuggiti all’accertamento (p.12)
- Accrescere l’efficienza della giustizia (“attendere in media, come devono fare gli imprenditori italiani, quasi tre anni per vedere concluso un processo civile di primo grado, sostenere costi per oltre 1 miliardo di euro solo per il ritardo della riscossione dei crediti” sono fattori che rendono meno competitive le imprese) (pag.13)
- Impedire che il 25 per cento della nostra ricchezza nazionale sia prodotta da un’economia sommersa, con tutti gli effetti di concorrenza sleale che ne derivano per le imprese oneste (pag. 13)
- Dall’emergenza deve nascere un nuovo sistema di tutele sociali, contrattuali, legislative (pag. 25)
- Dalla cassa integrazione in deroga si deve passare alla riforma degli ammortizzatori sociali (pag. 25)
- Serve un’azione per favorire la patrimonializzazione delle imprese e una più ampia deducibilità degli interessi passivi (pag. 26).
- Va riattivata la misura automatica di sostegno delle spese in ricerca e innovazione riservata alle piccole imprese (pag. 26)
- Va all’allargato l’ambito di applicazione del regime dell’IVA per cassa (pag. 26)
- Servono tempi di pagamento della Pubblica amministrazione che siano rapidi.

Ebbene alle sue domande non c’è stata risposta. Il Governo anzi ha fatto la sua solita politica degli annunci: si è annunciato il taglio e la morte dell’IRAP ma nell’arco di due giorni tutto è svanito come una bolla di sapone.
Berlusconi risponde agli artigiani e alle imprese con le promesse per nascondere il totale vuoto dell’azione di Governo per le piccole e medie imprese.
Il Governo non ha fatto nulla per le piccole imprese, ma ha fatto molto per salvare una grande impresa come l’Alitalia, usando un fiume di soldi pubblici.
Il Governo non ha fatto nulla per le piccole imprese, ma ha fatto un condono fiscale/amnistia a tutela dei grandi evasori che hanno portato all’estero milioni di euro e commesso reati penali come il falso in bilancio. Così, oggi, il piccolo commerciante che per la terza volta viene colto in fragrante per non aver emesso uno scontrino fiscale di pochi euro deve subire la chiusura del proprio negozio mentre il grande evasore, che ha evaso il fisco per milioni di euro, può mantenere l’anonimato e pagare un piccola somma per mettersi in regola.
Il Governo non ha fatto nulla per assicurare il credito alle piccole imprese visto che i Tremonti-Bonds sono stati un flop clamoroso.
Il Governo non ha fatto nulla per creare un sistema di ammortizzatori sociali universale che si applicasse a tutti i lavoratori.
Il Governo non ha fatto nulla per le piccole imprese ma ha concesso incentivi per la rottamazione delle autovetture e si accinge a rinnovare il provvedimento.
Ma il paradosso è che a fronte di questo immobilismo il Governo è stato capace di far crescere il debito pubblico italiano di oltre 10 punti di PIL!! Siamo passati da un rapporto debito/PIL che era 105 nel 2008 a un rapporto di 115 nel 2009. La Commissione europea ha, da poco, aperto una procedura d’infrazione per eccesso di disavanzo pubblico contro il Governo italiano. Quindi non è vero che si è rimasti fermi perché si volevano mettere al sicuro i conti pubblici.
Il Governo Berlusconi tratta gli imprenditori come dei minori incapaci di distinguere tra le chiacchiere e i fatti.
Lei, Presidente Malavasi, oggi ha detto che: “ Il Governo gode di un’ampia maggioranza parlamentare”. Ci aspettiamo che la utilizzi per fare quelle riforme che servono al Paese e al suo apparato produttivo”(pag.23)

“Il rischio è la perdita definitiva di molte imprese artigiane oggi attive.”

Sappiamo che questo Governo non ha a cuore le sorti del Paese, ma solo gli interessi personali del Capo del Governo.
I piccoli imprenditori sempre più apertamente stanno comprendendo il grande inganno di cui sono stati vittime ad opera del centro-destra.
E’ ora di un riscatto morale e collettivo per evitare che l’economia italiana subisca un tracollo.

Antonio Di Pietro, Sandro Trento

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