lunedì 9 novembre 2009

NOI LITIGHIAMO, L’EUROPA DECIDE

IL RESTO DEL CARLINO - LA NAZIONE - IL GIORNO
LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2009 POLITICA PAGINA 11

IL COMMENTO

NOI LITIGHIAMO, L’EUROPA DECIDE
di MARIO CALIGIURI


SIAMO un Paese che ha una visione surreale della realtà. Non a caso una delle nostre glorie nazionali è giustamente Federico Fellini. In questi ultimi giorni stiamo dibattendo, e con accanimento, su temi sacri e profani, quali l’uso del crocefisso e le frequentazioni di Piero Marrazzo.

Per carità, non che questi temi non ne evochino altri di grosso spessore.

Ma il fragore dell’attualità spesso non ha nulla a che vedere con il presente, cioè con i temi urgenti che poi sono destinati a condizionare davvero la vita di ciascuno di noi.

Intendo riferirmi all’entrata in vigore del trattato di Lisbona, del quale non sta parlando praticamente quasi nessuno. Eppure già ora la legislazione che viene riportata nella Gazzetta Ufficiale italiana è di derivazione europea per l’80%, una percentuale, tra l’altro, destinata presto ad aumentare fino al 90%.

Temi fondamentali che preoccupano o accalorano, quali l’immigrazione, dal 1° dicembre saranno di completa competenza europea. Questo significa appunto che, per una pluralità di temi, saremo solo destinatari di decisioni assunte in contesti all’interno dei quali la nostra rappresentanza nazionale, individuata anche in Europa nei modi che conosciamo, è inevitabilmente destinata a pesare poco. Di questo non si dice nulla. Si enfatizza invece il ruolo del Parlamento nazionale, che, se andiamo a vedere nel dettaglio, non è che si sveni di fatica e produca risultati epocali, fatti salvi le polemiche, qualche rissa e gli annunci.

IN QUESTA legislatura, infatti, dall’aprile del 2008 all’ottobre del 2009 sono state approvate 103 leggi, delle quali soltanto 15 su iniziativa di deputati e senatori. Mi sembra la dimostrazione plastica che al centro del processo decisionale da un pezzo non ci sia più la politica nazionale, che si limita a ratificare o giustificare decisioni assunte da altri.

A noi resta soltanto lo spettacolo (importante in una società che è condizionata sempre di più dalla pura immagine,ma spesso salato, diseducativo e avvilente) ed il carico finanziario di una struttura, per riferirci solo a quella parlamentare, per la quale spendiamo circa 2 miliardi di euro l’anno.

Sarebbe banale ricordare che si tratta dell’assemblea legislativa in assoluto più costosa del mondo, ma ancora più dannosa è la conseguenza della sua attività. E lungi dall’essere un giudizio moralistico, la mia è una valutazione tecnica. I problemi veri restano sullo sfondo, evocati ma non certo risolti, declamati ma non seriamente affrontati. Un Paese non può funzionare quando esprime un’élite politica selezionata quasi sempre prescindendo dal merito e che quindi non è spesso in grado di programmare non dico il futuro, che sarebbe una pretesa eccessiva, ma nemmeno i prossimi due mesi.

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