domenica 4 ottobre 2009

Milan, il codice segreto tra banche e spalloni

I retroscena di un traffico denaro tra Ticino e Italia
Milan, il codice segreto tra banche e spalloni
Mauro Spignesi, Caffè.ch, 04.10.2009

Parole d’ordine con i clienti, chiacchierate in codice con i banchieri e, soprattutto, un quotidiano fiume di denaro. L’inchiesta della procura di Como sulla fuga di capitali dall’Italia alla Svizzera ha portato alla luce anche le dinamiche dei rapporti tra i funzionari di banca elvetici finiti sotto inchiesta (Nicola Bravetti, Antonio Russo e Annalisa Bottazzi di Banca Arner di Lugano, Giancarlo Blini, Simone Tufano, Matteo Genovese dell’Euromobiliare di Lugano, Diego Jermini e Rocco Travella della Finter Zurich Bank di Lugano, Bruno Pini e Paolo Calastri della banca Cial/Cic di Lugano, Fabrizio Boscani della Bps Suisse di Lugano, Michele Moor della Wegelin & Co. Privatbankiers con sede a Lugano, Pierluigi Croce e Renè Bianchi della Pkb Privatbank di Lugano) e il gruppo di corrieri di valuta, incaricati di andare a prelevare o a consegnare centinaia di migliaia di euro a clienti di tutto il nord Italia.

Dalle intercettazioni compiute dalla guardia di finanza emergono i retroscena delle conversazioni. A cominciare dalle password, utilizzate per evitare a corrieri o clienti di consegnare il denaro alle persone sbagliate. E’ il novembre 2004 quando Matteo Schiavone, considerato il punto di riferimento di Nicola Bravetti per il reperimento di corrieri di valuta, parla con uno “spallone”: “Schiaccia S.G. e chiedi di Sofia” dice Schiavone. Risposta: “Ah, Sofia. Mica Silvia”. Schiavone: “No, Sofia. Tu gli devi dire ‘chi vince lo scudetto?’ e lei ti dice ‘la juventus’…”.

Anche Davide Papis di Viganello, considerato dagli inquirenti come il referente di Giancarlo Blini, sceglieva come password un tormentone calcistico: “La parola d’ordine è ‘abbasso Milan’…” spiega allo spallone.

Curioso anche il frasario utilizzato per tentare di non parlare espressamente al telefono dei soldi da portare in Svizzera. Un presunto cliente milanese di Giangiacomo Verri, della fiduciaria Nuovo cambio Sa, è stato udito chiacchierare con il suo “contatto” ticinese e dire: “Io avrei 47mila volantini… da portare qui da me”. Altri due corrieri nelle loro chiacchierate parlavano invece di “30, tutti ragazzini”. Bravetti e un suo cliente, invece, sarebbero stati uditi parlare di “limiti di velocità”: “Il limite di velocità adesso cos’è da voi?” e Bravetti: “Dovrebbe essere 120”. Replica: “Santo Dio, non arrivo ad andare così veloce io, potrei fare un 60”. E più sotto: “Dai, va bene… siccome in garage c’ho una Porsche arrivo anch’io a 120”. Per la finanza non ci sono dubbi: si trattava di migliaia di euro, altro che limiti di velocità.

Nelle prossime settimane la procura deciderà se chiedere il processo per gli indagati. Nel frattempo Matteo Quadranti della Silvoro nei giorni scorsi si è presentato dal pubblico ministero di Como Mariano Fadda per spiegare che lui con l’inchiesta non c’entra nulla e che si tratta di un errore di persona. Le spiegazioni portate sembrano aver convinto il magistrato, che potrebbe a breve chiedere l’archiviazione.

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