sabato 3 ottobre 2009

La ricerca in Italia: un caso radioattivo

IMPEDENDO A STEFANO MONTANARI E ANTONIETTA GATTI DI UTILIZZARE IL MICROSCOPIO ELETTRONICO
SI IMBAVAGLIA LA RICERCA CHE DA FASTIDIO !!!
IL CASO …… in conflitto di interessi?!

Il microscopio elettronico acquistato con le donazioni di tanti volontari per permettere a Stefano Montanari e Antonietta Gatti di continuare a fare ricerca sulle nanoparticelle è stato regalato all’Università di Urbino senza il loro consenso, impedendo di fatto al lavoratorio di continuare la propria attività, contrariamente a quanto voluto dai sottoscrittori dell’appello.
Il microscopio rischia di passare dalle mani di chi lavora per cercare la connessione tra causa-effetto, cioè tra una patologia e gli elementi che l’hanno determinata, per finire a disposizione di chi è molto vicino a chi partecipa alla promozione di inceneritori.
Tratto dalla lettera del Coordinamento Provinciale dei Comitati di Pesaro e Urbino di richiesta di chiarimenti sui rapporti fra l´UNIVERSITA´ DEGLI STUDI DI URBINO e la ditta WAFER ZOO S.r.l. proponente l´inceneritore di biomasse di Schieppe di Orciano. Istanza a cui l´Università deve ancora rispondere!
“Forse Lei saprà che dal 2005 la Ditta in questione è rinviata a giudizio, nella persona del suo amministratore e congiuntamente a tre funzionari regionali, per una truffa da un milione di euro alla Comunità europea. Nel medesimo tempo questa ha avviato una serie di procedimenti legali nel tentativo di difendere la liceità dell´iter di autorizzazione della centrale, fortemente inficiato da irregolarità di vario tipo, ricorsi per i quali si è giovata di relazioni tecniche commissionate allo stesso docente universitario della Sua Università e della Sua stessa Facoltà che ha presentato alla stampa l´accordo prima citato!
Il 30 maggio 2009 sono stati pubblicati su due quotidiani locali (Messaggero e Corriere Adriatico) due articoli che davano conto della presentazione di un accordo di collaborazione scientifica tra Università di Urbino, ENEA, Wafer zoo per la promozione della centrale progettata dalla medesima ditta.”
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Conferenza stampa del 22 settembre 2009 alla NANODIAGNOSTICS s.r.l.
http://www.arcoiris .tv/modules. php?name= Flash&d_op= getit&id= 12066
“Centinaia di ragazzi non potranno più ricevere gli indennizzi che è quanto previsto da un decreto attuativo in Italia dal marzo 2009” così risponde alle domande il maresciallo Domenico Leggiero dell’Osservatorio militare italiano nel corso della conferenza stampa che Stefano Montanari ha tenuto il 22 settembre alla Nanodiagnostics.
E’ importante tenere presente che quanto ha coinvolto i militari tornati dalla guerra del Golfo, dei Balcani, ecc., acquistando visibilità in fatti di cronaca, è vissuto in silenzio dalla popolazione inerme che continua a rimanere nelle zone inquinate.
Quindi è solo l’analisi della punta di un iceberg che ha permesso però di fare emergere un’evidenza che veniva comunque negata: i militari, così come gli abitanti, si ammalano per le polveri ultrafini dovute alle esplosioni ad altissime temperature dell’uranio impoverito.
Viene impedito di fatto a Montanari e Gatti di utilizzare il microscopio elettronico indispensabile per distinguere le patologie contratte comunque, per motivi genetici od altri, che si potevano verificare anche restando in Italia, dalle malattie conseguenti all’esposizione dell’uranio impoverito. Il Ministero della Difesa ha riconosciuto tutti i casi individuati dalle analisi di Nanodiagnostics per determinare la correlazione causa-effetto. Considerando che non esiste un altro lavoratorio simile in Italia, procedere in tal senso significa permettere ad una parte della scienza ufficiale (Università di Urbino) di mettere in discussione quella parte della scienza indipendente (Nanodiagnostics di Montanari e Gatti) che, in questo caso e dopo anni di pressioni, è stata finalmente riconosciuta dai politici e militari solitamente inquadrati. Questo modo di fare confusione alla fine danneggia sempre le persone che cercano di fare valere un diritto alla leso, quello della salute.

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