domenica 27 settembre 2009

Il conto segreto all’Ubs che inguaia Berlusconi

La magistratura di Milano ha chiuso l’inchiesta sui diritti tv

Il conto segreto all’Ubs che inguaia Silvio Berlusconi

Clemente Mazzetta, Caffè.ch

Non bastava Patrizia D’Addario che ha registrato e reso pubbliche le notti con il premier, non bastavano le “escort” che facevano le ore piccole a palazzo Grazioli, ora per Berlusconi si riapre il capitolo dei soldi “in nero” all’estero, su conti svizzeri. Ne ha dato notizia il quotidiano Repubblica, nei giorni scorsi. La magistratura di Milano ha ormai chiuso l’inchiesta sull’intricato capitolo dei diritti televisivi e cinematografici acquistati da un intermediario egizio-americano e ceduti a prezzi stratosferici a Mediaset. Uno stratagemma, sostiene il Pubblico ministero di Milano Fabio De Pasquale, con cui il gruppo di Silvio Berlusconi avrebbe costituito fondi neri all’estero e ridotto i ricavi in Italia per pagare meno tasse. Sarebbe già stato individuato, scrive Repubblica, un deposito di cento milioni di dollari in una piccola filiale dell’Ubs nei pressi di Lugano.

Si tratta di un’inchiesta che procede da anni, fin dal 2001. Un primo processo è stato bloccato dal cosiddetto Lodo Alfano, la legge del 2008 che congela i procedimenti se sono imputati le maggiori autorità politiche - il presidente della Repubblica, il premier, il presidente della Camera o del Senato -, fino al termine del loro mandato. Ora la seconda tranche dell’inchiesta avvalorata da un verbale di un ex funzionario Finesvest, Roberto Pace, che attualmente vive in Thailandia, e già indagato per appropriazione indebita per aver ricevuto su un conto svizzero 4,5 milioni di dollari da Frank Agrama, l’intermediario americano (vedi articolo a lato).

I fatti: secondo l’accusa Mediaset invece di trattare e acquistare direttamente i diritti televisivi dai più importanti studi cinematografici americani (le cosiddette Major) si era affidata ad un intermediario, Frank Agrama. Questi acquistava i film da Hollywood e li rivendeva a Mediaset a prezzi maggiorati. Platealmente gonfiati.

Sembrerebbe una banale speculazione. O alla peggio una truffa contro Berlusconi. Ma i magistrati scoprono che attraverso una società (la Wilrshigre trading) l’ineffabile signor Agrama una volta ricevuti i soldi, trasferisce ingenti somme su conti svizzeri cifrati, o in banche del Principato di Monaco e delle Bahamas. Ragionevolmente, secondo l’accusa, ciò appare come una forma di restituzione, visto che i conti beneficiati sono nelle disponibilità dei manager di Mediaset. Ma perché questo giro di denaro? Perché il gruppo non tratta direttamente, come aveva fatto Berlusconi prima di darsi alla politica? Un interrogativo che si pone lo stesso Pace, esperto di format televisivi assunto nel ’98 per rimettere in sesto i conti dell’azienda del Biscione: Pace, scrive il quotidiano italiano, cerca di scaricare Agrama e di intavolare trattative dirette. Ma l’operazione non va in porto. Agrama non si fa “mettere via”: sostiene di essere “amico del dottore”. Interviene il diretto superiore di Pace, il direttore di Fininvest Aldo Bonomo: gli fa capire di lasciar perdere. Anzi Bonomo mette nero su bianco che Finivest assicurerà a Agrama acquisti di film per 40 milioni l’anno. Pace a questo punto si mette l’animo in… pace. E diventa pure consulente di Agrama, da cui avrebbe anche ricevuto a titolo di “intermediazione” 4,5 milioni di dollari su conti svizzeri.

Appare evidente, per i Pm, che Agrama è socio occulto di Berlusconi. Convinzione condivisa dal responsabile vendite della Paramount, Bruce Gordon che dichiara: “Ignoro il loro legame giuridico, ma Agrama è un rappresentante di Silvio Berlusconi”.

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