sabato 5 settembre 2009

Greenspan dei nostri? Macché. Consigli a Giulio

Greenspan dei nostri? Macché. Consigli a Giulio


Greenspan era un libertarian e dunque la colpa della crisi è da addossare a quella scuola? L’argomento propalato dai liberal ha un’ottima e secca risposta da parte di Alex Pollock dell’American Enterprise Institute. E’ proprio come dice lui: se fosse stato un libertarian, Greenspan avrebbe abolito il monopolio della moneta e del suo prezzo relativo, e lo avrebbe sostituito con un meccanismo di libera contrattazione esattamente come si fa con il prezzo delle patate. Le èlite e la gente comune la pensano però in maniera sempre più distante, mano mano che la crisi avanza, sui banchieri centrali. Ed è un fatto molto interessante, se solo i politici capissero davvero che cosa c’è alla base di questo fenomeno, e non preferissero invece utilizzarlo per critiche ai banchieri centrali magari solo un po’ demagogiche, come avviene da noi. Come esempio delle trombe che vengono suonate ininterrottamente all’indirizzo dei banchieri centrali, prendete per esempio il soffietto che stamane Floyd Norris riserva a Ben Bernanke sul New York Times. Il capo della FED viene trionfalisticamente accostato come salvatore della patria in crisi a Elbridge Spaulding, il banchiere-congressman che a fine 1861, di fronte al debito pubblico spaventoso provocato dalla Guerra Civile americana, ebbe la bella idea di inventare il moderno dollaro obbligandone il corso legale pur svincolato dalla parità di un tallone aureo di riserva a garanzia. Fu la nascita della “fiat money”, come si usa dire: la moneta creata a prescindere, per volontà dei governi. Che sia stato così tanto salvifica, come trovata, non può che pensarlo uno statalista.

Ma la pensano così, le opinioni pubbliche? Non si direbbe proprio. E’ uscito un interessante paper di Daniel Gros e Philip Roth, in cui si analizza la fiducia della “gente” verso le banche centrali. Per la BCE, la fiducia pubblica - come differenza tra giudizi positivi negativi - è scesa da un livello medio superiore al 30% a meno di zero. Idem dicasi per la FED negli USA. I paesi europei in cui i cali sono più netti rispetto all’autunno 2008 sono la Francia, l’Italia e la Spagna, con uno shift di 22, 30 e 39 punti percentuali rispettivamente, a confronto degli 11 punti in Germania.

Che cosa ne dovrebbero ricavare i politici? Che alla gente comune arriva perfettamente un dato: l’oceanica massa di liquidità a costo negativo pompata sui mercati non è riuscita né a ridare forza decisiva alla fiducia interbancaria, né tanto meno prende la via degli impieghi a imprese e famiglie. In altre parole, la gente comune avverte sulla propria pelle, che il magico moltiplicatore monetario sostenuto dagli iperkeynesiani a oltranza non sta funzionando in maniera tanto demiurgica come si pretende. Se i politici capissero così, il messaggio che viene da questi sondaggi, ne dedurrebbero l’esatto contrario delle conclusioni maggioritarie al G20 di oggi, e cioè che non è tempo di exit strategy. Se, al contrario, i politici ne approfittano solo per minare l’indipendenza delle banche centrali - che in America non esiste praticamente più per nulla o quasi, attualmente - e per alimentare campagne contro i banchieri centrali meno allineati al proprio vero o presunto colore politico, allora prendono fischi per fiaschi e commettono un errore ancora più grave della fiat money. Ciascuno di voi ha abbastanza fantasia per capire a chi e a che cosa mi stia riferendo.


(NdE: Una vera e propria compilation di scemenze, non c'è che dire... Magari c'è un premio?)

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