lunedì 7 settembre 2009

Crisi: assenza di una exit strategy

6 Settembre 2009

Crisi: assenza di una exit strategy

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«Ci stiamo giocando il sistema produttivo ed economico». Queste sono le parole del Presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, parole condivisibili che andrebbero pronunciate durante un Consiglio dei Ministri quando si propongono specchi per allodole come le gabbie salariali o la compartecipazione degli utili.
La proposta di compartecipazione ai risultati dell’azienda da parte dei lavoratori, ritengo sia giunta da persone che non hanno lavorato un sol giorno della loro vita. Infatti, chi ha le leve per ottenere i risultati aziendali ha già una parte della propria retribuzione, il variabile, legata alle performance. Inoltre ritengo che l’imprenditorialità sia un elemento che non si può monetizzare su dipendenti ed operai che partecipano alla realizzazione di un risultato la cui paternità ed il cui rischio rimane sulle spalle dell’imprenditore.

Per far ripartire il sistema economico ritengo che, da una parte occorrano paracadute d’emergenza sociale ed imprenditoriale, e dall’altra investimenti strategici, di cui questo governo dovrebbe farsi promotore, e che non contemplano il ponte sullo Stretto di Messina o autostrade nel deserto libico.
Per paracadute sociali intendo, ad esempio, il blocco dei licenziamenti e l’utilizzo dei contratti di solidarietà, il raddoppio della cassa integrazione ordinaria da 52 a 104 settimane, l’estensione degli ammortizzatori sociali a tutti coloro che ne sono privi.
Per le aziende sarebbero invece una vera e concreta boccata d’ossigeno la diminuzione del carico fiscale di qualche punto percentuale, l’eliminazione dell’anticipo imposte, il versamento dell’Iva a 60 gg data fattura, questi ed altri ancora, sono i provvedimenti che l’Italia dei Valori intende lanciare nella sua proposta di alternativa di governo che presenterà a Vasto il 18, 19 e 20 settembre prossimi.

Non siamo alla catastrofe. Ad oggi i posti di lavoro persi sono pochi, 200-300mila. Può darsi che nei prossimi mesi ci sia la perdita di altri posti, ma niente panico» su questa affermazione della signora Marcegaglia, invece, non sono affatto d’accordo: 300 mila posti di lavoro persi significano più di mezzo milione di persone raggruppate in nuclei familiari senza un reddito, circa un decimo della popolazione.
I disoccupati attuali e quelli che verranno, non si conforteranno con un “no panic” mentre vedono l’aereo su cui son seduti schiantarsi al suolo.
La situazione è grave, dobbiamo prenderne atto, senza minimizzare, per affrontarla seriamente, perchè ciò che crea preoccupazione nei lavoratori e il disagio sociale è la mancanza di risposte tangibili del governo alla crisi.
L’esecutivo, nel contesto critico della crisi, si sta occupando a tempo pieno di contenere la deriva psicologica del proprio leader in una situazione in cui gli operai, per farsi ascoltare, sono costretti a gesta eclatanti che prima o poi sfoceranno in tragedia.

In un Paese civile una crisi economica profonda si risolve convocando le parti sociali e concentrando le istituzioni nella ricerca di una exit strategy, che non contemplerebbe, ovviamente, solo gli affari di famiglia del proprio Presidente del Consiglio...

Postato da Antonio Di Pietro in

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