sabato 6 giugno 2009

Svizzera: l'impegno per le truffe rinnovabili

Il caso di un cittadino che non ha ricevuto gli ecocontributi

Beffato dell’energia fai-da-te, perchè Berna taglia i bonus

Clemente Mazzetta
, caffè.ch, 07.06.2009

Vatti a fidare della burocrazia. Capita che uno pur avendo diritto, non abbia accesso ai contributi pubblici - stiamo parlando dei “Ric”, ovvero la rimunerazione per l’immissione di energia a copertura dei costi - perché le domande sono state troppe, i fondi sono terminati e la sua richiesta è in coda rispetto alle altre. Passi. Uno può anche farsene una ragione e costruire il proprio impianto fotovoltaico, come ha fatto Sergio Barella, doganiere di Arzo rivestendo il proprio tetto di pannelli solari. Un investimento di circa 77 mila franchi, in grado di produrre 6000 kwh. Una spesa che sperava di ripianare in una ventina d’anni grazie alla produzione di energia elettrica immessa in rete e rimborsata a 90 centesimi al kwh. I Ric apprunto. La sua domanda restava pur sempre in lista d’attesa, caso mai la legge fosse rifinanziata. Del resto l’avevano lanciato come una rivoluzione copernicana dell’energia “fai da te”: uno si costruisce il proprio impianto eolico, geotermico, fotovolatico, produce energia elettrica, la immette in rete, e recupera in vent’anni l’investimento fatto. Un’idea vittima del suo successo. In meno di nove mesi si sono esauriti i 247 milioni di franchi riservati per l’elettricità rinnovabile. Per questo le domande sono state messe in lista d’attesa. Ma se poi succede che lo Stato, nell’ambito degli investimenti anticiclici mette a disposizione altri milioni proprio per questa finalità, e che ne abbiano diritti tutti, ma non chi l’impianto l’ha realizzato, beh, questo è davvero troppo.

Eppure è quanto successo a Barella. Che s’è visto spiegare da Swissigrid (l’ente che gestisce la rete elettrica svizzera) che gli aiuti all’investimento sono attribuiti unicamente agli impianti fotovoltaici in lista d’attesa “non ancora realizzati”.

“In pratica tutti i progetti presentati prima o dopo la mia domanda possono accedere ai contributi, la mia no, perchè i lavori sono già stati realizzati”, spiega Barella. Il motivo?La loro realizzazione non avrebbe dato quell’impulso necessario all’economia. Che fare? A Barella non è rimasto altro che scrivere una lettera di protesta al consigliere federale Loritz Leuenberger, lamentando la disparità di trattamento. Il bello è che gli hanno anche risposto dandogli in parte ragione. Ragione sì, ma i contributi no. “Capiamo la sua indignazione - gli ha risposto il direttore dell’Ufficio federale dell’energia Walter Steinmann -; ultimamente abbiamo ricevuto molte lettere da parte di cittadini delusi che si ritrovano nella sua situazione. Ma i programmi congiunturali devono riavviare l’economia, sostenere progetti non ancora realizzati e rilanciare quelli accantonati… anche se ciò può comportare una certa ingiustizia”. E poi i saluti di prammatica, non prima dei ringraziamenti per “l’impegno per l’approvvigionamento sostenibile”.

Se non è una beffa questa: in pratica chi a proprie spese ha realizzato un impianto a cavallo fra il 2008 e il 2009 rimarrà “con un pugno di mosche”, i contributi andranno ai chi l’impianto non l’ha ancora fatto. “A volte è meglio restare con le mani in mano”, commenta Barella secondo cui “tutto ciò mi è apparso un gran raggiro, un pasticcio burocratico che non tiene minimamente conto dell’impegno personale del cittadino in favore dell’ambiente”.

1 commento:

  1. Noi, in Italia, non ci eravamo ancora arrivati a tanto... Siamo ancora fermi alla "Sòla-Card".

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