martedì 12 maggio 2009

“Una nuova BancaStato darà più utili al Cantone”

Gli obiettivi dell’istituto di credito prima del dibattito parlamentare
“Una nuova BancaStato darà più utili al Cantone”
Mauro Spignesi

Caffè.ch

“L’aumento, a regime, potrebbe arrivare al più 15 per cento”. Sono prudentemente ottimisti, a Banca Stato. A tavolino hanno calcolato che con l’allargamento del settore di private banking, acquisendo quote importanti di altri istituti o finanziarie, anche il gettito annuale al Cantone potrà crescere. La simulazione (anche se per la verità ne sono state fatte diverse) parte dal dato complessivo del 2008: i conti hanno chiuso con un utile netto di 37 milioni, nelle casse dello Stato sono stati versati 26,3 milioni, con un incremento superiore al 10.8 per cento. Se la banca, come ha chiesto, riuscirà ad allargare la sua attività nella gestione patrimoniale con l’acquisto di una società specializzata, dopo i primi cinque anni necessari per ammortizzare l’investimento, gli utili da destinare al Cantone potrebbero progressivamente risalire. E magari - è un’ipotesi - superare la quota di 30 milioni di franchi. Naturalmente se tutto filerà liscio. “Comunque, siamo sicuri della bontà dell’operazione, che potrebbe portare a un incremento a lungo termine”, spiega il direttore generale Donato Barbuscia.

Banca Stato, che opera in base a un mandato pubblico ed è nata per favorire lo sviluppo economico del territorio, attualmente è in stand by, in attesa della decisione politica per ora congelata e rinviata. La richiesta di acquisire quote di altre società non piace a tutti i partiti (vedi articolo a fianco).

Dalla banca spiegano tuttavia che l’attività di gestione patrimoni è una scelta necessaria, perché attualmente si è troppo dipendenti dai ricavi legati ai prodotti tradizionali (73 per cento delle entrate). “Bisogna necessariamente diversificare”, riprende Barbuscia: “Fa parte delle nostre strategie, siamo troppo legati al mercato immobiliare ticinese. È pur vero che in questo prodotto siamo molto forti. Ma la nostra forza rischia d’essere la nostra debolezza in caso di problemi del settore”. E questo perché BancaStato concentra sulle ipoteche 5 miliardi e 194 milioni a fronte di 6 miliardi e 511 milioni di crediti concessi complessivamente. Nel mondo politico, tuttavia, osservato che il settore del private banking ormai è saturo. E aggiungono che va incontro a difficoltà internazionali. In banca spiegano che proprio ora con la crisi i prezzi scendono ed è il momento di comprare. Inoltre “noi facciamo già questa attività”, riprende Barbuscia: “Il totale degli attivi amministrati, gli Asset under Management, è pari a 6 miliardi e 786 milioni di patrimoni. Per svilupparla crediamo che l’acquisto di quote sia una opzione interessante”. D’altronde, la legge lo consentirebbe ma per avere un sigillo ufficiale è stato chiesto il nulla osta al Cantone. Il problema è sulla responsabilità sussidiaria delle operazioni effettuate dalle società partecipate. In caso di guai, chi ne risponde? Il confronto riparte dalla Commissione della gestione.

Peraltro sino ad oggi non è stata individuata ancora alcuna banca. Ma sono state elaborate soltanto le simulazioni, tenendo conto di una serie di variabili (investimento iniziale, tempi per recuperare la spesa, mercato, politica fiscale internazionale) per calcolare l’eventuale performance. Naturalmente nei cinque anni successivi all’operazione il gettito di parte degli utili dovrebbe conoscere un rallentamento. Molti altri istituti cantonali della Confederazione gestiscono già quote importanti di private banking. “Anzi - fanno notare a BancaStato - quella vallesana ha recentemente acquisito il 20 per cento di una società ginevrina”.

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