sabato 9 maggio 2009

Scarica barile alla Federal Reserve

Economia
Scarica barile alla Federal Reserve
Venerdi 8 Maggio 2009 – 18:37 – Filippo Ghira, Rinascita

Cambia apparentemente registro la Federal Reserve americana che sotto la guida di Alan Greenspan aveva gettato le premesse del disastro in corso con controlli quasi inesistenti sull’attività di banche e finanziarie e con tassi di interesse ridicolmente bassi, che avevano reso conveniente indebitarsi agli speculatori. Oggi, pur insistendo su una politica di tassi bassissimi per ridare fiato all’economia reale travolta dalle tempeste finanziarie, il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha invitato le banche a “mantenere robusti profili di gestione del rischio”.
Questo comportamento, ha ammonito, deve essere tenuto sia in tempi normali che in quelli cattivi. Bernanke (foto), mettendo sotto accusa sia le banche che hanno speculato sia le responsabilità del suo predecessore, ha ricordato che proprio durante i tempi buoni, quando il rischio appare basso e gli orizzonti finanziari sono chiari, “coloro che partecipano ai mercati finanziari possono diventare troppo ottimisti e compiere errori costosi”. Ossia avventurarsi in operazioni che sono più grandi di loro.
Ci vogliono, ha spiegato, più controlli su come le banche operano, ci vuole un rafforzamento dei poteri di supervisione sulla loro attività. Il Congresso, in tempi rapidi, ha insistito Bernanke, dovrebbe quindi modificare la legge “Gramm-Leach-Bliley” del 1999 in maniera tale che le attività di supervisione della Federal Reserve abbiano gli strumenti e l’autorità per monitorare il sistema e rendersi conto se c’è qualcosa che non funziona. E’ appena il caso di ricordare che il crollo dei mercati finanziari si è verificato quando lo stesso Bernanke già si trovava alla guida della Fed. Ed è quindi patetico che lo stesso cerchi di scaricare su Greenspan responsabilità, che pure ci sono, che sono in realtà da ascrivere ad una precisa filosofia operativa che guida l’intero sistema bancario e finanziario a stelle e strisce. Quella della speculazione. Nessuno nei Palazzi di Washington, sia alla Federal Reserve che al Dipartimento del Tesoro, si era infatti accorto o meglio nessuno aveva voluto vedere che le banche, le società finanziarie e quelle di assicurazione, si erano indebitate enormemente, fino a dieci volte il proprio patrimonio, per speculare su autentici titoli spazzatura o su altri dal dubbio rientro finanziario. In certi casi, l’incapacità personale, e dell’organismo che si presiede, può essere peggio della malafede. Ma in questo caso, nel fatto che la Fed non ha visto, non ha sentito e non è intervenuta, c’è un buon miscuglio di entrambe queste componenti. Ma del resto perché stupirsi? Gli azionisti della Federal Reserve sono le stesse banche private sulle quali Bernanke e Greenspan avrebbero dovuto vigilare. Le stesse banche alle quali George Bush e il suo degno compare e successore Barack Hussein Obama hanno regalato un barca di miliardi di dollari dei contribuenti americani, ufficialmente perché rinsavissero e tornassero a fare le banche, ossia riprendessero a sostenere l’economia.
In realtà quei finanziamenti dimostrano, come se ce ne fosse poi bisogno, che è il mondo dell’Alta Finanza e delle banche a farla da padrone nei Palazzi di Washington e ad orientare e dirigere attraverso le proprie lobby al Congresso le decisioni prese dal governo. Il presidente democratico nero ha dimostrato con i suoi due provvedimenti, il primo di sostegno al sistema economico nazionale e il secondo di aiuto al sistema bancario, di essere perfettamente in linea con il suo predecessore repubblicano. Il bipartitismo made in Usa è alla fine dei conti una presa in giro visto che i due partiti si differenziano per questioni che alla fine sono francamente irrilevanti come l’aborto e i matrimoni dei gay. Ma entrambi si dimostrano perfettamente uniti e convergenti quando si tratta di difendere gli interessi del mondo finanziario. Lo stesso al quale la quasi totalità dei 535 deputati e senatori del Congresso deve la propria elezione e al quale sarà sempre riconoscente per i finanziamenti ricevuti.
Che il mondo bancario americano sia comunque messo peggio di quanto millantino la Federal Reserve e il Dipartimento del Tesoro, è dimostrato dall’ammissione fatta dallo stesso Timothy Geithner. Il segretario al Tesoro, dopo l’approfondito, si fa per dire, esame sulla situazione patrimoniale e finanziaria delle 19 principali banche Usa, esame denominato “stress test”, ha mostrato una fiducia che tale però non può essere considerata. Nessuna banca è a rischio, ha affermato con convinzione. Ma ben sette di queste banche avranno bisogno di aumenti di capitale miliardari per rientrare nei parametri di normalità richiesti dello “stress test” ma, ha sottolineato compiaciuto Geithner, “ne usciranno rafforzate” e saranno così più in grado di sostenere la ripresa economica. Di fronte ad una banca con più soldi a disposizione, chiunque potrebbe esprimere un giudizio del genere…Gli aumenti di capitali per queste sette banche ammonteranno complessivamente a 65 miliardi di dollari, dei quali ben 34 miliardi riguarderanno l’aumento di capitale di Bank of America. Se solamente il mese scorso per questa banca si parlava di una ricapitalizzazione di “appena” 10 miliardi di dollari, questo significa che la situazione del sistema bancario Usa è molto peggiore di quanto si sia finora pensato e che tutto questo non possa che provocare altri danni e dare una spallata definitiva su tutta l’impalcatura di carta su cui si regge il sistema economico e finanziario di oltre oceano.

1 commento:

  1. In Europa le cose non stanno molto meglio, anzi. E' plausibile aspettarsi che - prima del sistema statunitense - sia proprio quello europeo a crollare.

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