lunedì 25 maggio 2009

Le banche garantiscono che finanzieranno l’economia

Le banche garantiscono che finanzieranno l’economia


Filippo Ghira, Rinascita, 23 Maggio 2009

Le banche garantiscono che finanzieranno l’economia

L’assemblea annuale dell’associazione bancaria è stata l’occasione per gli istituti di credito di respingere al mittente le accuse di non finanziare più le imprese, soprattutto le medie e le piccole, e concentrare la propria attività nel richiedere alla clientela comune, i cittadini, di rientrare dei propri scoperti, in maniera da compensare le perdite subite dagli investimenti sbagliati all’estero e dalle speculazioni su titoli “tossici”. Una accusa che era stata ribadita due giorni da all’assemblea di Confindustria sia dalla stessa Emma Marcegaglia (che aveva parlato di un limitato e peraltro “costoso sostegno alle imprese”) che da Giulio Tremonti (“noi come governo abbiamo fatto la nostra parte, ora le banche facciano la loro”). Senza finanziamenti infatti le imprese non possono investire e produrre e quindi l’economia finisce per bloccarsi.
Secca però la replica del direttore generale dell’Abi, Giuseppe Zadra.
“E’ un’affermazione senza fondamento”. Secondo l’Abi infatti nel bilancio delle banche italiane il 63% riguarda gli impieghi ai clienti e, solo il 18% ad attività finanziare. Di questo 63%, poi, ben il 40% è destinato interamente al prestito alle imprese. I dati offerti dall’Abi smentirebbero secondo Zadra anche le altre accuse come i tassi e i prezzi troppo alti. In particolare la differenza tra impieghi e raccolta ha toccato negli ultimi mesi il minimo storico al 2,53 di aprile contro il 3,20 dell’aprile 2008. Non è vero ha poi insistito che i servizi erogati dalle banche siano particolarmente onerose. Forse era un aspetto vero in passato ma che non trova conferma nel presente.
Zadra ha quindi presentato i risultati delle banche per l’esercizio 2008 che sono stati penalizzati dagli effetti della crisi finanziaria ed economici. Gli utili sono stati in sensibile calo ma il sistema si è dimostrato più solido e stabile rispetto ai principali concorrenti europei e internazionali in termini di patrimonializzazione. Le banche italiane si sono indebitate di meno rispetto a quelle estere (la leva finanziaria rappresenta solo il 18% del bilancio) e hanno mantenuto una gestione oculata verso famiglie e imprese. Affermazione quanto mai discutibile considerato che la stretta creditizia sta colpendo in particolare le famiglie medie che non possono più godere come prima degli scoperti. Chiunque dispone di un conto corrente può capire bene di cosa stiamo parlando. In ogni caso le banche cercano di accreditare l’idea di essere anch’esse vittime della crisi in atto che oltre agli utili che nei 41 principali gruppi ha registrato un calo del 56% rispetto al 2007 ed un aumento del 16% delle sofferenze, i crediti inesigibili verso le imprese e i cittadini. Una tendenza che dovrebbe continuare anche quest’anno. Zadra ha negato la fondatezza dell’accusa di Tremonti secondo il quale i tassi di interesse praticati dalle banche sono troppo alti e ha replicato ad Emma Marcegaglia affermando che “non c’è nessuna forma di restrizione del credito”.
I contenuti della polemica sono rimbalzati al convegno di Milano su “Credito e Piccole e medie imprese” organizzata da Confcommercio, il cui presidente Carlo Sangali ha avuto un vivace scambio di battute con Corrado Faissola presidente dell’Abi, che come Zadra ha negato che le banche diano i soldi “solo alle grandi imprese e non alla piccole”.
Faissola ha ammesso invece che le banche chiedono più garanzie che in passato, ma questo succede perché, ha sostenuto, “spesso le imprese sono deboli patrimonialmente mentre gli imprenditori sono più forti”.
Decisa la replica di Sangalli: “Oggi – ha detto - il Santo del giorno è Santa Rita da Cascia, la santa delle cose impossibili. Le Pmi si rivolgono alle banche e talvolta le richieste sono impossibili. Le banche devono tornare a fare il loro mestiere. Per noi il credito è l’ossigeno per sopravvivere”.
Presente in sala il ministro dell’Interno Roberto Maroni che rivolto a Faissola ha sposato la posizione delle piccole imprese. “Il Governo – ha ricordato - ha dato soldi (attraverso i Tremonti bond) e ha assicurato garanzie e poi le banche hanno il loro braccino. Così non si fa, non sono queste le regole”. Insomma, dovete dare soldi alle imprese. Anche perché, ha osservato, senza soldi da parte delle banche molte imprese, e molti cittadini, saranno obbligate a rivolgersi altrove. Cioè agli usurai. E l’usura è un settore che in un momento di crisi economica come questa è diventato più appetibile per le organizzazioni criminali. Si tratta, ha spiegato, di “un fenomeno è in crescita soprattutto nelle regioni dove il tessuto economico è più sviluppato”. Proprio là dove ci sono le imprese.

1 commento:

  1. E per finire in bellezza l'articolo doveva concludere: e dove credete che gli usurai prendano i soldi da prestare ai disperati ?

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