venerdì 29 maggio 2009

Incontro Scec a Budrio

Incontro Scec a Budrio: lo Scec è davvero un dono?

Durante il corso della stimolante serata del 26 maggio 2009 a Budrio ( Bo ), in cui sono stati toccati vari aspetti di questa nostra attuale situazione economica ( crisi attuale, emissione monetaria, il debito, l’abbuono sul prezzo di vendita, l’intento di fare comunità, la qualità della filiera alimentare… ), ci è stato posto un quesito che è bene approfondire adeguatamente.

Ci è stato fatto notare che lo Scec, inteso come percentuale del prezzo di vendita di un prodotto o servizio, non rappresenta, in realtà, un Dono, bensì un atto di reciproca convenienza economica.
E’stato argomentato che il vero dono è caratterizzato dal dare qualcosa in cambio di nulla, dal mettere a disposizione cose, tempo, passione senza richiedere nulla in risposta a tale gesto. In questa ottica, ci è stato detto, il volontariato, più del Progetto Scec, rappresenta il vero Dono.
Al contrario, abbiamo ascoltato, lo Scec è un atto economico, una manifestazione differente di un ugual potere d’acquisto.
Per rispondere a tali lecite osservazioni è sufficiente rileggere la Filosofia dello Scec: “Dall’economia del Denaro all’economia del Donare”.
Riporto uno stralcio interessante che risponde chiaramente al quesito posto in conferenza:
Se il Denaro basato sull’indebitamento ti domanda sempre il perché fai una cosa e quanto ci guadagni, al contrario lo scambio basato sul Donare è un atto di rinuncia, incomprensibile nel mondo del Denaro, che non chiede il perché e quale sarà il ritorno di questa azione, ma vede le cose con un’ottica più ampia e sa che dal suo piccolo atto di rinuncia tutta la comunità sociale ed economica potrà trarre giovamento.
Attraverso questo passaggio logico si arriva a capire la filosofia che sta alla base del progetto di ArcipelagoŠCEC. La Šolidarietà ChE Cammina è una rinuncia (Donare) fatta dal partecipante al circuito che offre un bene od un servizio ad una percentuale del prezzo in euro (Denaro).”
In questa ottica la reciproca convenienza passa in secondo piano se la si valuta a livello del singolo individuo. Qualora si verificasse una convenienza economica ( che abbiamo visto esserci in ogni caso ) essa è solo un effetto consequenziale ad una azione volontaria che, soggettivamente, si configura, inizialmente, in una rinuncia, in un volontario atto di Solidarietà.
La convenienza, del circuito, la si deve valutare nel suo complesso, comparando gli effetti favorevoli che la circolazione della ricchezza fanno ricadere a pioggia su tutti i partecipanti. Solo allora, e non prima, si potrà valutare il quantum della convenienza individuale.
La circolazione dello Scec muove da una scelta consapevole che la rinuncia a poco, di quanto fino ad ora abbiamo ritenuto prioritario nella nostra vita ( il denaro a debito ), non può che portare beneficio; questo risulta ovvio se iniziamo a pensare alla nostra vita come ad un momento di scambio comunitario piuttosto che ad una passività individualista.
In concreto, nell’esperienza Scec quotidiana, il Dono si manifesta non solo dal punto di vista dell’Accettatore, il quale sceglie consapevolmente di ridurre il prezzo di vendita dei propri beni e servizi, ma anche dal lato del Fruitore che con coscienza sceglie di utilizzare uno strumento che favorirà la comunità locale, sia nella sua espressione economica, sia nella sua espressione sociale. Attraverso lo Scec il Dono si fa reciproco e anche l’acquirente diventa parte attiva e solidale.
In ultimo possiamo anche cambiare il focus, il punto di vista dell’analisi.
Il Dono, quello legato al regalare, al volontariato, al dare senza avere nulla in cambio, in realtà crea debito.
Quanti di noi hanno sperimentato quella sensazione di urgenza che accorre quando qualcuno ci fa dono di un qualcosa!
Sia esso un caffè, un regalo di compleanno, un favore ricevuto, il nostro intento, in definitiva, è sempre quello del “ricambierò”, pur se anche il nostro benefattore nulla ci chiede in cambio.
Questa sorta di necessità interiore di sdebitarci è legato all’energia del debito.
Quando doniamo generiamo un debito; creiamo, cioè, nella persona che riceve il dono, la necessità di liberarsi da questo squilibrio esistenziale di aver ricevuto senza aver dato. Ciò fa parte della nostra natura umana ed è comune a tutti gli uomini.
In questa ottica lo Scec si inserisce come strumento e mezzo di liberazione dal debito, sia esso economico, sia esso energetico-esperienziale: poter donare un qualcosa di importante senza rischiare di ingenerare sensazione di debito nel prossimo è, in definitiva, l’atto finale di uno degli scopi di Arcipelago: una vita senza debito, di qualunque tipo di debito si tratti.
Lo Scec diventa quindi strumento di liberazione totale e completa.
La convenienza, sia essa individuale o collettiva, non è di per sé negativa e nell’esperienza del progetto Il Sapore del Cuore viene ad essere dimostrato in modo inequivocabile che è possibile quello che i teorici dell’economia chiamerebbero un equilibrio di Nash: uno stato di fatto in cui ogni attore vince cedendo parte del proprio interesse ma che, una volta raggiunto questo stato, nessuno ha più interesse a modificare.
Ecco quindi che possiamo realmente affermare che lo Scec è vero Dono e vera Solidarietà.

1 commento:

  1. I fatti sono: lo SCEC viene distribuito gratuitamente ai consumatori che lo spendono presso i commercianti godendo dello "jus primae noctis" della rendita monetaria. Il cerchio non è chiuso perché gli SCEC non ritornano ai consumatori per essere redenti tramite lavoro od altro. Diverso sarebbe il caso se - attraverso i commercianti - gli SCEC arrivassero alle PMI e da qui - come salario - di nuovo ai consumatori. Così come funziona attualmente la filiera dello SCEC, esso è un dono da parte dei commercianti ai consumatori. Per questo il progetto SCEC tende ad "incartarsi".

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