venerdì 15 maggio 2009

Il petrolio contro i popoli

Nell'Amazzonia peruviana le esplorazioni petrolifere rompono l'isolamento millenario di tribù che non hanno mai avuto contatti col resto del mondo, mettendone a rischio lo stile di vita. Una società che va a petrolio non si può permettere zone protette. E mentre le aziende guadagnano i costi umani e ambientali li pagano tutti.
Il petrolio non fa male solo al clima. Sfruttare le limitate risorse fossili significa doversi spingere anche nelle zone più preziose o incontaminate del pianeta per cercare nuovi giacimenti. Il dibattito in Usa sull’opportunità o meno di affettuare trivellazioni all’interno della riserva naturale dell’Alaska ne è un esempio. In Italia abbiamo i contestati progetti di sfruttamento di zone come la Val di Noto, in Sicilia. In Canada lo sfruttamento delle sabbie bituminose sta devastando la foresta boreale, tanto che una tribù indiana, la Chipewyan Prairie First Nation, ha intanto intrapreso un’azione legale contro il governo dello Stato dell’Alberta, per aver concesso alle compagnie terre che sono le loro riserve tradizionali per caccia e raccolta.

Un’altra notizia significativa in questo senso arriva in questi giorni da Survival, ong internazionale che si occupa della difesa delle popolazioni tribali. I sondaggi della compagnia canadese Petrolifera Petroleum nell’amazzonia peruviana starebbero minacciando l’esistenza di alcune delle ultime tribù amazzoniche che vivono ancora in completo isolamento. Petrolifera ha infatti firmato un accordo con il governo del Perù che le permette di esplorare la terra abitata da uno degli ultimi gruppi etnici isolati rimasti al mondo, quello dei Cacataibo, almeno quattromila chilometri quadrati di foresta in una remota regione del Perù.

I Cacataibo, ricorda Survival, sono già stati divisi in due gruppi da una superstrada che collega le parti remote dell'Amazzonia a Lima, la capitale del Perù. La strada, realizzata negli anni '40, secondo l’ong ha impedito ai due gruppi di ricongiungersi. Da tempo le organizzazioni locali Ibc (Istituto del bene comune) e Fenacoca (Federazione dei nativi delle comunita' Cacataibo) chiedono al governo di fare della zona una riserva per le popolazioni tribali. Un progetto che però si scontra con quello di Petrolifera, che ha ottenuto una licenza per operare in una zona abitata da gruppi di Cacataibo che ancora non hanno avuto nessun contatto con il resto del mondo.

Durante i primi sondaggi effettuati dalla compagnia in quella parte di amazzonia i dipendenti di Petrolifera sono già venuti in contatto con membri di queste tribù, rompendo un isolamento che dura da sempre. Ibc e Fenacoca si sono rivolte alla commissione inter-americana per i diritti umani per far sospendere i test e tutelare i Cacataibo. Con ogni probabilità l’esistenza di queste tribù non sarà più la stessa se i contatti dovessero continuare.

"A dispetto dell'enorme enfasi posta l'anno scorso dai media di tutto il mondo sull'avvistamento delle tribù isolate, il Perù continua a chiudere un occhio sui diritti, le vite e la sopravvivenza dei suoi cittadini più vulnerabili", dichiara Stephen Corry, direttore di Survival. Intanto in borsa le azioni di Petrolifera sono salite del 63%, e il merito, riporta il Wall Street Journal, è proprio delle nuove esplorazioni amazzoniche in Colombia e Perù. Nel bilancio delle aziende, come al solito, non rientrano le esternalità negative, difficili da quantificare e ancora a carico di tutto il resto dell’umanità. Siano queste il contributo al global warming, piuttosto che la distruzione di ecosistemi o, come in questo caso, la messa a rischio degli stili di vita di popoli che da millenni vivono in un delicato equilibrio autarchico con la natura.

GM

15 maggio 2009

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