mercoledì 29 aprile 2009

Caso Telecom-Serbia: Poker di tangenti

Poker di tangenti


Martedì 28 Aprile 2009 – 14:17 – Michele Mendolicchio RINASCITA

Poker di tangenti

Ritorna in auge il caso Telecom-Serbia. Sono stati difatti ascoltati dal magistrato Veltroni, Rutelli, Dini e Mastella, nel merito dell’affaire Telekom-Serbia. Chi non ricorda i tre pseudonimi Mortadella, Cicogna e Ranocchio? Sotto i quali si celavano i nomi di Prodi, Fassino e Lamberto Dini, accusati dal faccendiere Marini di aver intascato tangenti. Lo scandalo scoppia nel ’97 allorché avviene l’acquisizione del 29% delle azioni della telefonia serba da parte di Telecom Italia. La cifra sborsata per tale operazione fu di circa 900 miliardi di lire ma nel 2003 queste azioni furono rivendute alla stessa azienda telefonica serba per appena 300 mld. Quindi con una perdita di ben 600 mld. Di qui l’accusa che l’operazione serviva da copertura per tangenti che l’allora presidente serbo Milosevic avrebbe sborsato ai politici italiani, tra cui l’allora presidente della Commissione europea Prodi, l’allora segretario dei Ds Fassino e l’allora ministro degli Esteri Dini. Ricordiamo per sommi capi la vicenda che coinvolse non solo… Mortadella, Cicogna e Ranocchio ma anche altri esponenti di primo piano del centrosinistra, tra cui Veltroni, Rutelli e Mastella. E inoltre Donatella Dini, i cardinali Camillo Ruini e Carlo Maria Martini. Tutti chiamati in causa dal faccendiere Igor Marini, deus ex machina dell’operazione tangenti. Nel 2002 fu istituita la commissione d’inchiesta che tentò di ricomporre il mosaico dell’affaire italo-serbo ma l’impresa non riuscì visto che due anni dopo il caso venne chiuso, lasciando parecchi dubbi. Adesso a distanza di diversi anni dai fatti si è aperto il processo nei confronti dell’accusatore numero uno, Igor Marini per calunnia, associazione a delinquere e truffa. Vedremo se la magistratura riuscirà a far luce dove la commissione ha fallito. Chiaramente i destinatari di tangenti, i vari Dini, Veltroni, Rutelli e Mastella che sono sfilati davanti al giudice, hanno respinto le accuse. Ovviamente tutti, dinanzi alla quinta Sezione penale, hanno negato di conoscere Marini e di aver ottenuto da questi delle tangenti. Il solo Mastella non ha negato di averlo conosciuto in quanto ex marito di una attrice frequentatrice di casa Ceppaloni. Vediamo un po’ cosa hanno detto coloro che secondo Marini avrebbero preso tangenti. Veltroni, ex segretario del Pd, è stato il primo a sfilare davanti ai giudici e a dichiararsi estraneo alla vicenda. Dice che all’epoca dello scoppio della vicenda si trovava sotto… l’ombrellone. Non solo ha negato di averlo mai conosciuto ma anche di non essere mai stato con il faccendiere nel famoso ristorante Il Bolognese. L’ex sindaco di Roma nega soprattutto di aver ricevuto tangenti e di avere mai avuto conti all’estero. Ci rallegriamo che l’ex enfant prodige sia immune dalle tangenti. Dopotutto se l’ex Pci ha preso tangenti come avrebbe potuto prenderle uno che non lo è mai stato? Poi a sfilare dinanzi la Sezione penale è stato l’ex ministro degli Esteri Lamberto Dini. Anch’egli non si è sottratto al facile cliché dello sdegno, negando di aver ricevuto una tangente di circa 6 milioni e mezzo di dollari. “Da questa vicenda -ha osservato Dini- abbiamo ricevuto un danno notevole. E’ stato montato un complotto per minare il ruolo di Prodi e di Fassino”.
Sotto un altro! Il bellimbusto Rutelli che all’epoca dell’affaire occupa la poltrona di primo cittadino della Capitale ha ripetuto le stesse cose espresse dal gemello Veltroni. Ovvero non ha mai conosciuto il faccendiere e non ha mai preso soldi. Si disse che quelle tangenti prese gli servissero per pagarsi la campagna elettorale ma, ovviamente, il gemello nega. Un dato è certo, le campagne elettorali dei politici fino allo scoppio di Tangentopoli erano quasi tutte sostenute attraverso il fiume di tangenti. E il sistema non è affatto cambiato anche negli anni successivi, fino ad oggi.
In ultimo, anche Mastella è sembrato cadere dalle nuvole per le accuse di coinvolgimento nell’affaire tangenti. L’importante è negare, negare, negare come a suo tempo fece Occhetto e company. E difatti anche Clemente si dichiara sorpreso per essere stato chiamato in causa. “E’ una vera porcata”, dice davanti ai giudici. Ma di porcate, caro Mastella, ne sono state commesse tante in quella stagione di giustizialismo degli anni ‘90 nel nome della moralità pubblica. Abbiamo perso un personaggio di spessore politico come Bettino Craxi e in cambio abbiamo i vari Rutelli, Veltroni, Prodi, Franceschini e, dulcis in fundo, Berlusconi.

1 commento:

  1. Ottimo; interessante e condivisibile.
    Io personalmente resto dell'idea che la tangente c'è stata....... bisognerebbe chiedere qualcosa al riguardo al faccendiere svizzero Roland Straub.

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